Mogliano Veneto (Treviso) – La ragazza nella foto si chiama Marta Novello, ha 26 anni. Lunedì sera, mentre stava facendo jogging in una stradina isolata, è stata aggredita e colpita con ventitré coltellate da un ragazzino (criminale) di quindici anni.
Ben otto di queste coltellate hanno raggiunto i polmoni, costringendo i medici ad eseguire un’operazione parecchio delicata. La buona notizia è che Marta ieri è uscita dal coma farmacologico e che ricorda i momenti antecedenti all’aggressione, in cui quel ragazzo le chiedeva il portafogli.
La cattiva notizia è che la madre dell’assalitore, nel tentativo di rispondere alla solita vergognosa strumentalizzazione politica operata da noti sciacalli di destra, non ha trovato altra spiegazione che non fosse incolpare la dad e, più in generale, il lockdown.
Povera donna, lei stessa ammette: “Non è una giustificazione, lo so. Ma provate a capirmi, sto cercando un senso a tutto questo dolore”.
Ed io, personalmente, la comprendo. Capisco che le è crollato il mondo addosso. E riconosco la grande sincerità e la profonda umanità delle sue parole.
La verità è che nessuno di noi è fatto per vivere in questo modo: senza sport, amici, relazioni sociali. Ci sentiamo come topi in trappola, stretti in una morsa che non accenna ad allentarsi – a prescindere da tutte le misure, mascherine, proibizioni e vaccini.
Detto questo, che nessuno si azzardi a fornire una scusa plausibile per 23 coltellate, che nessuno, per favore, strumentalizzi la vicenda mettendo sul banco degli imputati la dad o il lockdown.
I nostri nonni hanno vissuto sotto le bombe; i nostri padri hanno ricostruito un Paese in ginocchio, prostrato dai colpi del terrorismo; noi siamo cresciuti in piena Guerra Fredda, abbiamo assistito all’avvento dell’eroina e dell’HIV, eravamo chiusi in casa dopo l’incidente di Chernobyl.
Spieghiamo semmai ai ragazzi che i tempi “facili” esistono solo nella testa degli inconsapevoli.
La verità è che il Paese (il mondo) sta affrontando l’ennesimo periodo critico, i giovani sono chiamati a fare la propria parte, come tutti.
26.3.2021
Non ci sono giustificazioni, né scuse.