1. La cosa più importante di tutte.
Un giorno chiesero ad un vecchio Maestro zen quale fosse la cosa più importante di tutte. Dopo un lungo silenzio, egli rispose: “la cosa più importante di tutte è la testa di un gatto morto. Perché nessuno può dire quale prezzo abbia”. Questo aneddoto mi fa venire in mente una massima di Elias Canetti – i ricchi possono comprare ogni cosa. E poi si illudono che sia davvero tutto – ed un aforisma di Oscar Wilde: “al giorno d’oggi le persone conoscono il prezzo di ogni cosa ed il valore di nessuna”.
Il fatto è che le cose importanti non possono essere semplicemente comprate. Ma non dobbiamo pensare che siano gratuite.
Solo gli allocchi credono a chi promette grandi risultati con il minimo sforzo. “Dimagrisci mangiando mezzo limone al giorno”; “Impara a parlare perfettamente il tedesco giocando a tre sette con gli amici”; “Ferma la caduta dei capelli con un semplice clic.”.
Date retta a me, sono tutte fregature.
Superata una certa età, l’unica cosa che arresta la caduta dei capelli è il pavimento.
Tutto e subito non stanno bene insieme. Le cose importanti hanno bisogno di tempo per crescere. Dobbiamo saper preparare il terreno, gettare le giuste sementi, averne cura ed aspettare, pazientemente, che cresca qualcosa di buono. Perché, come recita un antico proverbio africano, ciò che che cresce lentamente getta radici profonde.
2. Beato lui.
Gli attori famosi, i grandi artisti, i campioni dello sport… tendiamo a pensare che queste persone abbiano ricevuto un dono. Immaginiamo che si siano svegliate un bel giorno ed abbiano scoperto, come per magia, di possedere dei superpoteri. Si tratta di un pensiero rassicurante: in fondo, se qualcuno sa fare bene qualcosa, è solo perché è stato più fortunato di noi.
Sarà anche vero che alcune persone possiedono spiccate attitudini naturali. Ma dobbiamo anche considerare che dietro quasi tutti i grandi campioni c’è una lunga storia fatta di eroiche rinunce, di atroci sofferenze e di feroce determinazione.
Nel suo best seller “Open”, Andre Agassi racconta che quando era ancora un bambino passava ogni minuto di ogni ora del suo tempo libero sul campo da tennis. Il padre, che aveva appositamente costruito una portentosa macchina spara palline, sottoponeva il piccolo Andre ad interminabili sedute di allenamento, urlandogli continuamente nelle orecchie di colpire “più forte”. Prima di un match, quando il figlio non aveva ancora compiuto quindici anni, questo padre/padrone provò a fargli assumere una pasticca di anfetamina.
Andate a guardare su youtube i filmati delle vittorie di Agassi.
Quel volto sconvolto. Quello sguardo perso. Quelle interminabili lacrime.
Aveva proprio ragione Gibran: “Quando siete felici, guardate in fondo al vostro cuore e scoprirete che è solo ciò che vi ha procurato dolore a darvi gioia”.
3. Il segreto che non vuoi conoscere.
L’ultima storia Zen di questo articolo racconta del giorno in cui un giovane allievo chiese al suo Maestro che cosa avrebbe dovuto fare per raggiungere l’illuminazione. Il Maestro ordinò all’allievo di entrare in uno stagno. Poi, gli mise una mano sul capo e lo costrinse a restare a lungo sott’acqua. Quando l’allievo riuscì finalmente ad emergere, il Maestro disse: ti ricordi quanto desideravi l’aria mentre eri sott’acqua? Per raggiungere l’illuminazione, devi desiderarla esattamente allo stesso modo.
Avvicinati allo schermo, voglio svelarti un segreto che non vuoi conoscere.
Le cose belle costano.
La qualità si paga.
A renderci capaci di tutto non è la forza di cui disponiamo.
Ma l’intensità del nostro desiderio.