Sleepers

(Milano) – “Tante cose accadevano di notte. Una volta sono entrati in quattro in una cella vicina. Hanno ammanettato e picchiato un ragazzo. L’hanno spaccato di calci e di pugni. Noi ci siamo rannicchiati tutti nel l’angolo del nostro letto, in silenzio, era il suo turno”.

Questa è la testimonianza di un ragazzo che è stato detenuto presso il carcere minorile Beccaria di Milano. È agghiacciante. Come sono agghiaccianti le immagini che il nuovo Direttore dell’Istituto ha consegnato agli inquirenti, denunciando molteplici episodi di abusi e violenza.

Così, tredici agenti della Polizia Penitenziaria sono stati arrestati per tortura, maltrattamenti, lesioni e falso. Altri otto sono stati sospesi. Mentre gli investigatori stanno cercando di capire il ruolo e le responsabilità della ex Direttrice.

Oggi l’incubo per questi ragazzi è finito. Ringraziamo di vero cuore il nuovo Direttore dell’Istituto Beccaria per aver mantenuto la schiena dritta ed aver fatto la cosa giusta.

Nulla, in nessun modo, può giustificare la violenza – anche sessuale – e la tortura nei confronti dei detenuti – peraltro minorenni.

Teniamo alta la soglia di guardia. Facciamo luce sulle condizioni in cui versano le carceri italiane.
Perché i diritti degli ultimi sono i diritti di tutti.

24.4.2024

Restiamo umani

PS: La foto è tratta dal film Sleepers, un capolavoro tratto dal romanzo autobiografico di Lorenzo Carcaterra. Un pugno nello stomaco che denuncia le violenze subite da un gruppo di adolescenti in carcere. Da vedere e rivedere, per riflettere e provare a capire.

Chi salva una vita

(Napoli) – L’uomo che vedete nella foto si chiama Raffaele Coppola, ha 35 anni, sposato e padre di una bambina, lavora come addetto alle pulizie in un condominio del quartiere Chiaia.

Pochi giorni fa, mentre stava lavorando, è stato allarmato dalle grida di aiuto dei passanti. Appena è uscito dal palazzo, ha trovato un uomo di 62 anni privo di conoscenza e cianotico, riverso sul motorino con il quale aveva appena effettuato una consegna.

Raffaele si è fatto passare il telefonino con il quale una donna stava chiamando il 118 e, in costante contatto con i medici, ha messo in atto le manovre rianimatorie che aveva appreso anni fa, lavorando nella vigilanza non armata.

Il cuore del rider ha così ripreso a battere. È sopraggiunta l’ambulanza ed ha trasportato l’uomo in ospedale.
Più tardi, Raffaele ha ricevuto la visita della moglie e della figlia del sessantaduenne, che lo hanno rassicurato sulle condizioni dell’uomo, ringraziandolo per la prontezza di spirito, il coraggio e la competenza.

Si conclude così questa bella storia di grande solidarietà.

Per una benedetta volta, qualcuno non ha voltato la testa dall’altra parte. E dopo essere accorso sul luogo, non si è limitato a fare un video col telefonino.

Grazie di vero cuore, Raffaele, per questa immensa lezione di umanità.

20.4.2024

Chi salva una vita salva il mondo
❤️

La gerarchia dei valori

(Udine) – Mentre si stava disputando Udinese/Roma, un giocatore della Roma, si è accasciato al suolo lamentando un forte dolore al petto.

Sullo stadio è immediatamente calato un silenzio irreale colmo di preoccupazione. I giocatori e l’allenatore della Roma si sono rifiutati di riprendere il gioco ed hanno chiesto all’arbitro di sospendere la gara – mentre Evan N’Dicka, che era uscito dal campo in barella, veniva trasportato in ospedale.

Ora il ragazzo è fuori pericolo ed è in attesa di essere dimesso dall’ospedale di Udine.

Nella gestione di questa situazione critica il sistema calcio ha mostrato per una benedetta volta il suo volto migliore.

Tutti – dall’arbitro, agli allenatori, ai tifosi – hanno collaborato con grande sportività e altrettanta sensibilità, dimostrando di comprendere benissimo la gravità della situazione.

Soprattutto, hanno dimostrato di avere ben chiaro quale fosse la gerarchia di valori da seguire.

Non era così scontato che accadesse, in un mondo in cui è normale augurare la morte ai giocatori avversari, i genitori si picchiano mentre assistono alle partite dell’oratorio, gli arbitri delle serie inferiori vengono spesso malmenati e le uniche cose che sembrano contare davvero, per tutti i soggetti coinvolti, sono la competizione e il denaro.

Grazie per la lezione di civiltà, Udine.
Tanti auguri di pronta guarigione, Evan.
❤️

Roma 15.4.2024

Diffondiamo cultura e consapevolezza.

Respira

Mi capita spesso di parlare con persone sopraffatte dall’ansia e dallo stress. Si sentono in affanno, in ritardo nel loro percorso di vita, hanno l’impressione di correre tutto il giorno e di non arrivare mai da nessuna parte.

Come criceti in una gabbia.

La cosa più difficile da far capire loro, è che per migliorare la situazione non devono cambiare marcia, bruciare maggiori energie ed aumentare ulteriormente la velocità, devono rallentare.

Perché l’ansia si nutre dell’ansia.
La paura vive di paura.
L’acqua alta spinge un corpo verso la superficie, il panico lo trascina verso il fondo.

Chiudi gli occhi.
Inspira.
Espira.

Oggi, prima di correre a fare qualsiasi cosa, imponiti una pausa di riflessione, metti una croce sugli errori del passato, fissa i minimi obiettivi quotidiani che daranno frutto sul lungo periodo.

Chiudi gli occhi.
Inspira.
Espira.

Cambia direzione.

Libere e vere

(Brescia) – Due ragazze, di quattordici e quindici anni, litigano perché sono interessate allo stesso ragazzo, quindi si picchiano selvaggiamente mentre un nutrito gruppo di coetanei le incita e le riprende col telefonino. Poi, la più grande estrae un coltello e colpisce più volte l’altra – che viene ricoverata in gravi condizioni in ospedale.

Alcuni commentatori, tra i quali anche Gramellini, scrivono che tutto ciò accade per colpa del patriarcato maschilista – una cultura così pervasiva e forte da condizionare anche le adolescenti.

Io credo che questo sia un modo superficialmente femminista di considerare la questione e credo che ragionare così sia parte del problema.

Mi spiego: le donne sono esseri umani. Sono in grado di odiare, di essere violente e cattive, esattamente come i maschi.

Provo ad essere più chiaro: se una ragazza a è possessiva e gelosa non sta imitando uno stereotipo maschilista e patriarcale.

Rinunciare agli stereotipi sessisti significa abbandonare una narrazione ipocrita e superficiale che, pretendendo di identificare il femminile con valori esclusivamente positivi, lo priva subdolamente della sua piena umanità.

Non faremo un passo in avanti sulla strada della parità di genere fino a quando non la smetteremo di privare il femminile della sua sacrosanta e legittima ombra.

Quando una donna è aggressiva, non è vittima della cultura maschile e non sta imitando un maschio.

Il che non significa che le ragazze abbiano fatto bene a picchiarsi – ci mancherebbe.

Significa che rinnegare e rimuovere ogni sentimento di aggressività e violenza nella nostra lettura del femminile è il più subdolo e pericoloso modo di discriminare le donne, rinchiudendole nella gabbia di un modello di luce e di ascetica perfezione.

25.3.2024

Libere di essere umane