Questo mondo non mi renderà cattivo

La mia recensione – senza spoiler, ma con qualche riflessione “politica”.

Dall’8 giugno, su Netflix, è disponibile “Questo mondo non mi renderà cattivo”, la seconda serie di Zerocalcare. Ovviamente l’ho vista tutta l’8 giugno, in una piacevole ed interminabile maratona. Ho aspettato qualche giorno per scrivere una recensione, perché volevo rivedere alcuni passaggi e ponderare meglio alcune idee; sono un grandissimo fan di Zerocalcare – da ben prima che diventasse famoso – e ci tenevo ad avere le idee chiare prima di iniziare a scrivere.

Totale: io credo che “Questo mondo non mi renderà cattivo” sia complessivamente un ottimo lavoro, si vede che la piattaforma ha investito molto su questo progetto, si nota il lavoro delle altre “300 persone” che Michele Rech ringrazia e cita spesso. Nel dettaglio: l’animazione è più fluida e più curata rispetto al precedente; il mixaggio, finalmente pulito, rende giustizia alla dizione di Rech che, al massimo, “c’ha un po’ de inflessione”; la colonna sonora è azzeccata; si ride moltissimo; i temi trattati sono esistenziali, generazionali e politici – nella migliore tradizione della casa.

Allora tutto bene, abbiamo un capolavoro?

No. Consentitemi di muovere anche una sommessa critica. Premettendo che ho letto tutti i libri di Zero, che ho tutte le sue action figures, che regalo da sempre le sue opere a parenti ed amici e che attendevo da mesi che uscisse questa serie (insomma, il pregiudizio per quanto mi riguarda c’è, ma è positivo).

Tutto ciò premesso, io non sono troppo convinto del messaggio politico che emerge da questa serie. Perché nel messaggio politico complessivo, per quanto mi riguarda, ci sono troppi “anche”. È vero x ed è vero anche y; ed è vero anche r ed è vero anche z.

Qualcuno dirà che questa è la maturità e la bellezza dell’opera, che evita di mostrare il mondo in bianco e nero, rifuggendo il codice binario del semplicistico “amico/nemico”.

Ma io credo che quando il tema è nuovi “nazisti” (come li chiama lui) contro nuovi partigiani, non ci sia nessuno spazio per tutti questi “ma anche”, per tutta questa comprensione, per i secchi di destra che lanciano bomboni come i secchi di sinistra, per le Sare complottiste che addossano la colpa dello scontro ai poteri forti ed ai giornalisti (qui ho sentito Moretti che mi urlava nelle orecchie “siamo in un film di Alberto Sordi?); per i vecchi amici che sbagliano – ma solo perché la sinistra (radical chic e borghese) li ha abbandonati al loro destino.

Zero spazio per le preoccupazioni dei produttori che ti chiedono di unire e non dividere, caro Zero.

Perché, come scrivevi qualche tempo fa, questa non è una partita a bocce.

Conclusioni
Ottimo prodotto, vale sicuramente la pena vederlo, complessivamente più curato del primo, ma discutibile e confuso per quanto riguarda il senso: un messaggio di ecumenico perdono per tutti i “vecchi amici che sbagliano”, ma, in fondo in fondo, sono bravi ragazzi, esattamente come i nuovi partigiani.

Voto: 7.
Guardatela, ridete, riflettete.

Rispetto e memoria

Insopportabile la beatificazione a reti unificate, il lutto nazionale stabilito dal governo, la narrazione dell’uomo saggio, fautore di miracoli, baluardo della libertà, argine al “comunismo”, in Italia, anni dopo la caduta del muro.

Uno schiaffo sul viso della magistratura, che così viene implicitamente accusata di aver inventato, mistificato e perseguitato per anni un avversario politico.

Un insulto per milioni di italiani onesti.

Cosa vuoi che sia il falso in bilancio, la frode fiscale, i festini con la classe dirigente, aver fondato il suo partito con un uomo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, se in cambio ti danno striscia la notizia, il grande fratello e gli scudetti del Milan?

Insopportabile, chi esulta per la morte di un uomo che ha “rovinato l’Italia”.

Prima di tutto, perché non si esulta mai per la morte di un uomo – a meno che non sia un sanguinario dittatore. In secondo luogo, perché l’Italia l’hanno rovinata i milioni di italiani che lo hanno amato, adulato e votato per almeno venti anni. Assieme a quelli che avrebbero dovuto osteggiarne l’ascesa, invece, si sono fatti beatamente comprare.

Ci vuole rispetto e misura.
Per l’uomo, per la sua e per la nostra storia.

13.6.2023

Il lutto nazionale proprio no.
Non era davvero il caso.