In qualità di Presidente del Consiglio Giuseppe Conte affrontò la prima ondata di covid, giustamente definita da molti commentatori come la più grave emergenza vissuta nel nostro Paese dal dopoguerra ad oggi.
Lo fece utilizzando anche lo strumento giuridico dei DPCM – Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Come giurista, mi schierai immediatamente dalla parte del Governo, sostenendo la correttezza formale e la sostanziale giustezza di quelle misure.
Dovetti quindi affrontare orde di analfafascisti assetati di sangue che, pur di contestare l’operato di Conte, citavano a sproposito un’intervista di Cassese della quale avevano compreso forse mezza parola.
Poi arrivò un giudice di pace di Frosinone che sollevò formalmente la questione di Costituzionalità e per loro fu l’apoteosi.
Benissimo.
Ieri la Corte Costituzionale ha risposto al quesito in maniera forte e chiara: il Presidente Conte ha operato in modo giuridicamente ineccepibile, rispettando la Costituzione e la gerarchia delle fonti che essa prevede.
Ci hanno frantumato l’anima per mesi, nel mezzo della prima ondata di una tragica pandemia, con la presunta illegittimità costituzionale dei DPCM, adesso, finalmente, la questione è stata risolta dalla massima Autorità in materia.
Cari analfafasci, la Corte ha parlato.
Ora potete chiedere scusa al Paese.
24.9.2021
Piccole grandi rivincite
