Galeotto fu il violino

Verona – Paola Agnelli e Michele D’Alpaos si sono visti per la prima volta a marzo, durante il lockdown, ciascuno si trovava sul balcone della propria abitazione. Pur vivendo a pochi metri di distanza l’uno dall’altra, non si erano mai incontrati prima di allora. Il 17 marzo, le note suonate al violino dalla sorella di Paola – vi ricordate i flash mob musicali? – attirarono l’attenzione di Michele.

Così il loro sguardo si è incrociato per la prima volta e da allora è rimasto intrecciato.

Dopo il lockdown si sono incontrati, si sono fidanzati e convoleranno presto a nozze.

Trovo che questa storia sia molto bella, non solo perché quando si parla di amore, a Verona, è sempre una questione di balconi :) ma soprattutto perché dimostra che la nostra attitudine verso la vita è in grado di superare qualsiasi ostacolo, privazione e difficoltà.

Quando è l’amore a guidarci, possiamo trarre il bene dal male, trasformare le avversità in opportunità, incontrare l’anima gemella anche se ci troviamo reclusi dentro casa, a consumare il toner della stampante in autocertificazioni, in attesa che passi la tempesta.

Teramo 24.9.2020

Tanti auguri, di cuore, a Paola e Michele.

Omnia Vincit Amor
❤️

Fake News a rotelle

Da ieri circola sui social network un video in cui un gruppo di studenti usa i banchi con le rotelle per giocare a scontrarsi, sono tutti senza mascherina, incuranti delle più elementari norme di sicurezza.

Il video è stato condiviso anche da Matteo Salvini, accompagnato dall’hashtag “Azzolina Bocciata”.

Peccato che risalga al 2017.

Matteo Salvini – e la sua galassia di marketing politico – hanno dunque cavalcato allegramente questa fake news grossa come una casa pur di trarne un vantaggio elettorale.

Il punto è che la destra aspettava questi primi giorni di scuola con la bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue. Sognavano incidenti, manifestazioni e disordini. Qualsiasi cosa, pur di fare il tiro a segno sul Governo Conte.

È andata male.

Tutti stanno facendo la propria parte: il Governo, i dirigenti scolastici, i docenti, le famiglie e gli alunni, nella consapevolezza che la situazione è complicata ed inedita, che i problemi sono tanti e tanti sono i sacrifici, ma di certo non si risolvono a colpi di selfie, pagliacciate e fake news.

Teramo 16.9.2020

La nostra più grande fortuna è che in cabina di regia, ad affrontare questa emergenza, non ci siano Salvini e Meloni.

La colpa è di Chiara

Francesco Filini è un blogger, sulla sua pagina pubblica si definisce Dirigente Nazionale e Coordinatore dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia. Sin qui, la notizia è che Fratelli d’Italia abbia un Ufficio Studi – passatemi la facezia, ci vuole anche un po’ di ironia nella vita.

Ad ogni modo, Filini ha scritto una lettera aperta a Chiara Ferragni per rispedire al mittente le accuse di fascismo ultimamente sollevate dalla nota influencer contro i quattro aggressori di Willy.

Come dimostra eloquentemente la foto che correda il post, Filini intende dire che la vera “cultura” dei ragazzi coinvolti nell’omicidio di Willy è la cultura dell’immagine e quindi, la cultura degli influencer, non di certo la cultura fascista.

A sostegno di questa tesi, l’autore fa notare che i quattro ragazzi non citano, sulle proprie bacheche, frasi di Evola, Jünger, Celine o Pound, anzi, egli ritiene che non abbiano mai letto un libro, invece (colpo di scena) uno di loro segue proprio Chiara Ferragni (come circa venti milioni di persone nel mondo).

Ammettiamolo pure, questa provocazione intellettuale risulta a suo modo simpatica e accattivante. Peccato che sia completamente errata.

  1. Il post cui si riferisce Filini non l’ha scritto Chiara Ferragni, lei ha semplicemente condiviso nelle sue storie un post pubblicato da spaghettipolitics (se vuoi fare le pulci a qualcuno, almeno assicurati di rivolgerti alla persona giusta).
  2. Filini suppone che essere intrisi di cultura fascista significhi aver letto Evola, Jünger, Celine e Pound. Gioca maliziosamente col termine “cultura”, facendo finta di non sapere che le cose non stanno affatto così. Magari – e ripeto magari – tutti quelli che si professano fascisti avessero letto Pound o Evola, magari tutti quelli che fanno il saluto romano indossando la camicia nera sapessero chi è Jünger o Celine, la drammatica realtà è che la stragrande maggioranza degli italiani non legge – e gli italiani di estrema destra non fanno di certo eccezione.

Questo, ahimè, non significa che la “cultura fascista” non sia ancora ben presente nel Paese. Perché essere intrisi di cultura fascista non significa essere raffinati conoscitori di alcuni filosofi o autori che vengono più o meno correttamente e maliziosamente collegati agli ideali della destra, significa credere ancora nelle idee che il fascismo ha diffuso nella popolazione italiana, significa perpetrare modelli di vita improntati al razzismo (avete presente il manifesto per la purezza della razza e le leggi razziali?) alla violenza (avete presente le squadracce e soprattutto la stretta alleanza con il nazismo?), all’omofobia (sapete che vennero deportati anche molti omosessuali?) e, più in generale, all’arroganza e alla discriminazione dei più deboli.

Insomma, Filini, i fatti storici esprimono la vera natura del fascismo, non le belle pagine degli autori cui alcuni intellettuali ritengono di doversi ispirare.

La mia tesi è che la cultura, intesa in senso accademico, sia strutturalmente nemica della violenza – l’intellettuale violento, a mio avviso, non è un vero intellettuale.

Altra cosa è la (sotto)cultura popolare, fatta di muscoli, di tatuaggi, di simboli, di scritte sui muri, di slogan. Sotto questo punto di vista risulta ovvio – e sinceramente innegabile – il nesso tra quei quattro ragazzi e la (sotto)cultura della destra.

Parliamoci chiaramente, Filini, il suo è un bel tentativo, per carità, ma ancora non raggiunge la sufficienza.

Si presenti al prossimo appello.

Roma 11.9.2020

“Ha stato Chiara Ferragni”

La persona e le idee

Forse questa è la volta buona”

Raffaele Simone, stimato collega e noto intellettuale, ha commentato in questo modo la notizia della positività di Berlusconi.

Desta scandalo che un intellettuale serio e preparato possa comportarsi esattamente come la massa di analfacapre che ha gioito per la morte di Camilleri o per la malattia di Emma Marrone.

Berlusconi ha regalato all’Italia venti anni di malgoverno, barzellette sporche e figuracce internazionali, ma nessuno deve permettersi di sperare male. Comportarsi diversamente significa essere molto cattivi e anche parecchio ingenui.

Il problema non è infatti l’uomo, ma lo spirito che egli incarna e rappresenta. Voglio dire, non avremmo risolto nulla anche se dovessero contemporaneamente sparire dalla faccia della terra gli attuali rappresentati degli analfarazzisti mannari italiani – sarebbero ovviamente sostituiti da altri e magari peggiori politici.

La battaglia che dobbiamo combattere è culturale, non personale.

Il fascismo è un nemico senza volto, per questo è così difficile da sconfiggere.

Ma la cosa peggiore di tutte è osservarne il ghigno satanico mentre guardiamo, sconcertati, uno specchio.

Roma 5.9.2020

“Io non ho inventato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani” – b.m.