La vittoria e il fallimento

Leggo un po’ ovunque che l’elezione di Sergio Mattarella sarebbe frutto
del grave fallimento della classe politica italiana. Si tratta di una ricostruzione che non mi sento di condividere pienamente.

Se fallimento c’è stato è stato infatti il fallimento eclatante, totale e disdicevole, delle destre.

🙌 Prima ci hanno fatto perdere tempo con una candidatura sinceramente – e con tutto il rispetto – “improponibile”, come quella di Silvio Berlusconi;

😅 Poi hanno mandato allo sbaraglio Maria Elisabetta Alberta Casellati – seconda carica dello Stato – che ci ha regalato veramente una bella immagine di sé, restando al suo posto a contare voti e mandare messaggini durante lo spoglio;

👍🏻 Infine, hanno bruciato il nome di Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti, persona discreta e seria, che avrebbe volentieri evitato di finire nel tritacarne della politica.

Totale: dopo aver contestato duramente Sergio Mattarella nel 2015, la lega è tornata al Colle per pregarlo di accettare un secondo incarico.

Mentre Fratelli d’Italia si è dissociata apertamente dai suoi alleati, dichiarando che oggi il centro destra deve essere interamente rifondato.

Insomma, le destre avevano i numeri per decidere, o quanto meno per influenzare pesantemente la scelta, ma hanno sbagliato tutto ciò che era umanamente possibile sbagliare, rendendo ancor più evidente la loro scarsa capacità politica.

Quindi, per favore, smettiamola di dire che ha fallito “la politica”.

🔴 Comunque la si veda, affermare che l’elezione di Mattarella è frutto del fallimento “della classe politica” è poco garbato e ancor meno corretto nei confronti di un uomo competente, serio, esperto e capace, come pochissimi altri.

30.1.2022

Avere Sergio Mattarella come Presidente è un onore per tutti noi, una cocente sconfitta per le destre, una grande vittoria per il Paese.

Una donna. Però brava, eh!

Matteo Salvini si presenta davanti alle telecamere senza cravatta, con il collo della camicia sbottonato, stanco e sudato come se fosse appena uscito da una sala operatoria o meglio ancora da una estenuante partita di poker con gli amici – una serata in stile “una notte da leoni”, per capirci.

Dice: “sto lavorando perché ci sia un Presidente donna! Una donna in gamba, non una donna in quanto donna”.

Questa dichiarazione può sembrare razionale e sensata, se la ascoltiamo distrattamente, ma in realtà non ha alcun senso. Cosa significa che deve essere donna – però in gamba, eh?

Immaginate se avesse detto: sto lavorando per un Presidente maschio. Però uno bravo eh, non solo maschio!

Nel momento in cui decidi che sia donna – come valore primario – è del tutto inutile aggiungere “non donna in quanto donna”. Ormai hai posto la pregiudiziale di genere! Ci mancherebbe che, dopo averlo fatto, Salvini ci presentasse una candidatura di basso livello.

Chiaramente, sta strumentalizzando la questione femminile.

Ma dire “il Presidente deve essere una donna” è umiliante e svilente.

È un esercizio di sessismo maschilista paragonabile a quello di chi dice: deve essere uomo (ma uno bravo eh, non solo uomo!). Pensate a quanto possa sentirsi legittimata una eventuale Presidentessa nel sapere che sul tavolo c’erano candidati egualmente o più adatti di lei, ma lei in più era donna ed è stata scelta perché questo – il genere – era il primo e fondamentale requisito.

Signori miei, stiamo parlando del Presidente della Repubblica. Abbiamo diritto ad una candidatura di elevato profilo, indiscutibile valore civile e altrettanta statura morale.

Maschio o femmina non ha importanza, è un indecoroso ragionamento da bar.

29.1.2022

Il teatrino della politica

Verba Manent

Quando parli con qualcuno vuoi dire 100 cose, di queste 100 cose che ti affollano la mente riuscirai ad esprimerne forse 80, l’altra persona ne ascolterà circa 50, ne capirà 30 e, se tutto va bene, ne ricorderà 10.

Questo è uno dei paradossi della comunicazione, illustrato molto bene dalla scuola di Palo Alto. Si tratta di un meccanismo che dovremmo sempre tenere a mente quando parliamo con gli altri. Perché la comunicazione è “un ponte gettato tra due coscienze”.

Non è mai facile farsi capire, evitare disguidi e fraintendimenti.

Ecco perché siamo molto felici quando invece troviamo qualcuno che presta seriamente ascolto alle nostre parole e ci dà l’impressione di comprendere ciò che pensiamo e diciamo.

Di tutto questo e di altro ancora parlerò nel seminario on line “La parola crea il mondo“, che svolgerò venerdì 28 gennaio, alle ore 21.00, in diretta su Facebook – trovate tutte le informazioni seguendo questo link

https://fb.me/e/4503qtcFZ

Si tratterà di una ottima occasione di sviluppo e crescita personale, non potete mancare.

24.1.2021

Verba Manent :)

Un passo avanti