La parola tedesca Gestalt può essere tradotta in italiano con “buona forma” o “buona organizzazione”. È il nome di una corrente di ricerca psicologica, inaugurata agli inizi del XX secolo da Max Wertheimer, che studia in prima battuta le regole della percezione.
Le ricerche gestaltiche erano certamente note all’artista olandese Maurits Cornelis Escher, i cui capolavori, attualmente in mostra a Roma, prendono chiaramente spunto dalle teorie e dalle leggi della “buona forma”.
Pochi giorni fa sono stato ad ammirare queste opere e devo dire che la mostra mi è piaciuta, ma ho trovato davvero stucchevoli le tante (troppe) installazioni in stile luna park, congegnate per venire incontro alla smania di partecipazione del pubblico contemporaneo (mi riferisco alle stanze ed ai punti del percorso in cui i visitatori vengono esplicitamente invitati a farsi un selfie e che immancabilmente creano una lenta fila tra la folla).
Quando vado ad una mostra non cerco un’esperienza instagrammabile, voglio godermi le opere d’arte.
Perdonatemi, vengo dal ‘900.
Detto questo, vi consiglio caldamente di trovare due ore libere e andare a tributare il giusto omaggio alla indiscussa genialità di Escher, Maestro della tassellatura, artista del divenire e dell’illusione.
Vi attende un universo favoloso, colmo di grande perizia, infiniti simboli e altrettanta magia.