Nessuna gara

(Milano) – Una studentessa universitaria di diciannove anni si è tolta la vita ieri mattina, impiccandosi con la propria sciarpa, nei bagni di un Ateneo privato. Da un biglietto che gli inquirenti hanno trovato nella sua borsa, pare che fosse molto dispiaciuta per i suoi “fallimenti” universitari. Ha chiesto scusa ai suoi genitori per non essersi presentata ad un esame.

Questa drammatica vicenda mi consente di ribadire un concetto sul quale, a mio avviso, non si insiste mai abbastanza: l’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro.

Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso.

Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi.

Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria “ad ogni costo”.

Lasciamoli liberi di essere se stessi, e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita.

Non preoccupatevi se i vostri figli non sono i primi della classe.

Preoccupatevi se non sono felici.

2.2.2023

Una carezza per quella povera ragazza, un abbraccio ai suoi inconsolabili genitori.

15 anni

In occasione della giornata mondiale dei diritti dei bambini, Save The Children ha pubblicato uno sconcertante report sul nostro Paese: i dati dimostrano che la speranza di vita in buona salute di una bambina in Calabria è inferiore di ben 15 anni a quella di una bambina nata in Trentino.

15 anni.

In Italia, circa un milione e 400 mila bambini vivono in una condizione di povertà assoluta; mancano, inoltre, 1400 pediatri. Questa situazione produce gravissimi danni, soprattutto al sud, determinando uno sconcertante gap nelle aspettative di vita in buona salute.

Cerchiamo di ricordarlo sempre quando osanniamo la società della competizione e pensiamo di fondare l’istruzione sul merito.

Premiare i migliori ha senso solo se le condizioni di partenza sono uguali o quantomeno paragonabili. Altrimenti non facciamo altro che premiare chi è stato già favorito dalla vita, a scapito di chi sarebbe altrettanto bravo, ma è stato semplicemente sfortunato.

20.11.2022

Save The Children

La sicurezza delle armi

sono stati uccisi ieri, in una scuola elementare del Texas. L’assassino, un ragazzo di diciotto anni che prima di uscire di casa aveva sparato alla nonna, è stato a sua volta ucciso dalla polizia.

Dieci anni dopo la strage di Sandy Hook, l’America deve fare i conti con un altro drammatico e inspiegabile massacro in una scuola elementare.

Avrà motivo di riflettere il Governatore del Texas, antiabortista, “difensore della vita”, conservatore di ferro, che, un anno fa, con il sostegno dell’intero partito repubblicano, ha autorizzato i texani a girare armati senza alcun bisogno di una licenza.

Speriamo che riflettano anche quei politici italiani che, ormai da qualche anno, stanno flirtando con il mercato delle armi. Quelli che pensano di aumentare la sicurezza del Paese consentendo ai cittadini di “difendersi” senza dover mai subire un processo.

L’esperienza americana dimostra che armare i cittadini significa peggiorare drammaticamente la sicurezza di un Paese.

Il mercato impone le sue regole, i politici non si fanno scrupoli ed a farne le spese sono sempre i più deboli e indifesi.

25.5.2022

Libera Nos A Malo
[Liberaci dal Male]

La Preside e lo studente

Io la vedo così. Sta creando grande scandalo il rapporto amoroso tra la Preside del Liceo Montale e un suo studente. 1) Il sesso tra maggiorenni consenzienti non è reato ed in linea di massima non è eticamente condannabile – alla fine, parlando degli studenti, spiego da dove nasce questo “in linea di massima”; 2) Sbattere in prima pagina nome, cognome e foto della Preside non è rispettoso della sua privacy (tanto più che, fino a prova contraria, non ha commesso alcun reato); 3) Il maggiorenne invece è stato tutelato (niente nome e cognome) – ottimo, ma la tutela avrebbe avuto senso per entrambi; 4) il sessismo c’entra come la panna nella carbonara. Queste storie hanno sempre destato interesse morboso e scandalo, anche quando i protagonisti erano Presidi o docenti maschi (sui quali, in questi casi, pesa anche il sospetto della violenza con abuso dell’autorità, a prescindere dall’età della vittima, al punto che alcuni di loro, dopo lo scandalo, si tolsero la vita); 5) Il caso è “montato” anche a causa delle proteste degli studenti del Montale.

La posizione dei ragazzi deve essere compresa e merita rispetto. Perché è normale che alcuni tra loro possano non vedere di buon occhio questo genere di rapporto. Soprattutto se fosse vero che la dirigente si era mostrata molto rigida e un pochino “bacchettona” in passato, sanzionando rigidamente il dress code delle studentesse.

Conclusioni: lasciate in pace quella dirigente che, fino a prova contraria, non si è fatta corrompere e non ha commesso alcun reato – è stata anzi tradita nella sua fiducia, ferita nei suoi sentimenti ed esposta a pubblico ludibrio.

Rispettate e comprendete anche la posizione degli studenti, perché i ragazzi non sono stupidi e possono avere un loro legittimo modo di interpretare la vicenda (del tipo: la dirigente ha un ruolo di potere e di garanzia, sarebbe meglio se non avesse relazioni amorose con uno di noi).

Lo so, la verità è sempre difficile da accettare perché, quando viene approfondita, si mostra per forza di cose intimamente contraddittoria.

Ma bisogna fare uno sforzo per raccontarla nella sua piena complessità.

Evitando i soliti manicheismi, i processi da social network e gli estremismi da stadio.

2.4.2022

Io la vedo così

Grazie di cuore, Silvia.

Lei si chiama Silvia Calcavecchia, ha trentun’anni, è affetta da una paralisi cerebrale e da una maculopatia che le ha ridotto la vista all’1%.

Silvia è laureata in giornalismo, cura il blog Sissiland e lavora nel settore della comunicaizone.

Dice di sè: la mia vita non è iniziata col piede giusto, ogni giorno devo affrontare qualche difficoltà in più rispetto alle altre persone, ma riesco comunque ad avere tante soddisfazioni, prima fra tutte, l’amore del mio fidanzato.

I dottori avevano detto che non avrei mai parlato né camminato, ma mia madre non si è arresa, ha lottato strenuamente al mio fianco, trasmettendomi la sua stessa determinazione: così, oggi posso fare tantissime cose che anni fa sembravano semplicemente impossibili.

Il mio motto è: vivo, quindi posso.

Cara Silvia, il tuo sorriso è uno squarcio di luce in un mondo di meschinità e futili risentimenti. Scalda il cuore e ci consente di crescere, insegnandoci tantissime cose. Sei un esempio luminoso di coraggio, ottimismo e determinazione. Mi auguro che la vita futura sappia ricompensarti – sempre e generosamente- per tutto ciò che fai e che trasmetti agli altri.

9.12.2021

“Vivo, quindi posso”
<3

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