Il suicidio è un gesto complesso, frutto di una miriade di fattori, tutti importanti, che concorrono verso un unico esito.
Nessuno si uccide perché non riesce a laurearsi; Nessuno si uccide perché viene bullizzato; Nessuno si uccide perché è stato molestato da piccolo; Nessuno si uccide perché la ragazza l’ha lasciato.
I bulli, i voti, l’amore sono pretesti. Concause, dettagli di un quadro più grande. Magari la goccia che fa traboccare il vaso, magari l’occasione… mai l’unica causa.
Come dimostra il fatto che milioni di persone al mondo, ogni giorno, affrontano malattie, sconfitte, dolori.
Milioni di persone, ogni giorno, cadono.
Piangono, si arrabbiano, si disperano, poi si scrollano la polvere dai vestiti e si rimettono in cammino.
Questo lo voglio dire soprattutto a te che sei tentato di darti la colpa per il suicidio altrui: “ah, se solo avessi capito”, “se solo avessi detto”, “se solo avessi fatto…”
Fermati.
Smetti di torturarti. Non aggiungere altro dolore al dolore. La verità è che tu non hai nessuna colpa.
Ieri notte ho finito di leggere “La mossa del matto” di Alessandro Barbaglia.
Il libro narra le imprese di Bobby Fischer, leggendario e a dir poco stravagante Campione di scacchi americano.
In particolare, racconta la finale del campionato del mondo di scacchi del 1972, quando Fischer, in piena guerra fredda, si giocò il titolo con il Campione del Mondo in carica, il russo Boris Spassky.
Con grande maestria, Barbaglia intreccia questa vicenda storica con l’Iliade – elaborando un azzeccatissimo parallelismo tra Fischer ed Achille, Spassky ed Ulisse.
Inoltre, coglie l’occasione per raccontare la sua difficile e splendida infanzia, segnata dalla prematura scomparsa del padre, psicologo di fama internazionale.
Il tutto con una prosa moderna, lineare, leggera.
“La mossa del matto” si legge rapidamente e con grande piacere, senza alcuno sforzo, ma con tantissima voglia di scoprire come andrà a finire.
È un libro poetico, profondo e colmo di significato che tutti gli appassionati di scacchi dovrebbero leggere.
Quando ho chiuso il romanzo, l’ho portato istintivamente al petto, pensando a quanto Bobby Fischer ci sia, segretamente nascosto, dentro ciascuno di noi.
26.10.2022
Grazie di cuore per averci regalato questo piccolo capolavoro, Alessandro.
Esattamente. Due anni fa era un pensiero. Oggi invece viaggia sulle sue gambe… è in giro per l’Italia, mi arrivano foto da ovunque.
Che effetto ti fa?
È bello. Ma è ancora meglio ricevere i messaggi di chi l’ha conosciuta e ha passato del tempo con lei. Capisci che ciascuno l’ha vissuta a modo suo, ne ha ottenuto una sua personale idea ed esperienza.
È un po’ come se avessero parlato con te.
Esattamente.
Quanto c’è di tuo in lei?
Tutto.
Vuoi dire che hai raccontato la tua storia?
Non esattamente. Ma io, a mio modo, sono ovunque, nei luoghi, nelle riflessioni, in tutti i personaggi. La prima regola, per quanto mi riguarda, è: scrivi solo di cose che conosci bene. Vuoi perché le hai vissute in prima persona, vuoi perché le hai studiate a fondo.
Insomma, non mi pare che tu sia entrato in classifica… eppure sembri parecchio soddisfatto del risultato.
Molto soddisfatto. Perché ho fatto tutto da solo.
Che significa?
Che io non ho la tessera di un partito, non ho santi in paradiso, non ho nemmeno un agente se proprio vuoi saperlo. Non vado in televisione, non parlo per radio, non mi invitano ai festival. “Se” c’è una combriccola, una lobby, un circuito, puoi stare certo che io non ne sono parte. Non gioco a paddle, non frequento locali, non vado alle feste. Io la sera sto a casa a scrivere, a studiare.
Lo sapevo che eri un nerd… Ad ogni modo, mi stai dicendo che anche tu, come tutti gli sbruffoni, ti sei fatto da solo?
Ma quando mai!
Ah. Finalmente sei sincero! Allora adesso puoi dire la verità: chi ti ha aiutato, chi c’è dietro? i massoni, i carbonari, i luddisti? Avanti, forza, parla!
Mi avete aiutato voi. I lettori del blog che gestisco, e difendo con le unghie e con i denti, un post alla volta, da circa otto anni. Quelli che amano il mio stile. Che condividono i miei pensieri. Che mi scrivono nei commenti: “è esattamente ciò che penso, ma non l’avrei mai saputo dire così bene”. Voi che avete letto e apprezzato e consigliato l’oceano in una goccia.
Perchéq voi siete tutto ciò che ho.
È passato un anno da quando la storia di Clizia è in giro per l’Italia.
Non è festa per i mafiosi, per i camorristi, per i membri delle logge massoniche deviate. Non è festa per quelli che evadono le tasse, inquinano i fiumi, costruiscono abusivamente edifici di sabbia.
Oggi non è la festa dei furbetti del cartellino, dei compagni di merende, degli imprenditori che ridono soddisfatti dopo un terremoto. Non è la festa dei politici corrotti e dei loro mille corruttori. Di chi non va a votare “tanto sono tutti uguali”.
Soprattutto, non è la festa di quelli che si professano orgogliosamente “fascisti” e tendono fieri il braccio, in segno di saluto.
Il 25 aprile è festa per chi ama questo Paese, la sua cultura, la sua arte e la sua Costituzione.
È la festa di una fragile Democrazia nata grazie al coraggioso sacrificio dei nostri avi. Rispettiamola e difendiamola, tutti i giorni.
È la cosa più bella che abbiamo, la nostra unica e preziosa speranza di un futuro migliore.
Io la vedo così. Sta creando grande scandalo il rapporto amoroso tra la Preside del Liceo Montale e un suo studente. 1) Il sesso tra maggiorenni consenzienti non è reato ed in linea di massima non è eticamente condannabile – alla fine, parlando degli studenti, spiego da dove nasce questo “in linea di massima”; 2) Sbattere in prima pagina nome, cognome e foto della Preside non è rispettoso della sua privacy (tanto più che, fino a prova contraria, non ha commesso alcun reato); 3) Il maggiorenne invece è stato tutelato (niente nome e cognome) – ottimo, ma la tutela avrebbe avuto senso per entrambi; 4) il sessismo c’entra come la panna nella carbonara. Queste storie hanno sempre destato interesse morboso e scandalo, anche quando i protagonisti erano Presidi o docenti maschi (sui quali, in questi casi, pesa anche il sospetto della violenza con abuso dell’autorità, a prescindere dall’età della vittima, al punto che alcuni di loro, dopo lo scandalo, si tolsero la vita); 5) Il caso è “montato” anche a causa delle proteste degli studenti del Montale.
La posizione dei ragazzi deve essere compresa e merita rispetto. Perché è normale che alcuni tra loro possano non vedere di buon occhio questo genere di rapporto. Soprattutto se fosse vero che la dirigente si era mostrata molto rigida e un pochino “bacchettona” in passato, sanzionando rigidamente il dress code delle studentesse.
Conclusioni: lasciate in pace quella dirigente che, fino a prova contraria, non si è fatta corrompere e non ha commesso alcun reato – è stata anzi tradita nella sua fiducia, ferita nei suoi sentimenti ed esposta a pubblico ludibrio.
Rispettate e comprendete anche la posizione degli studenti, perché i ragazzi non sono stupidi e possono avere un loro legittimo modo di interpretare la vicenda (del tipo: la dirigente ha un ruolo di potere e di garanzia, sarebbe meglio se non avesse relazioni amorose con uno di noi).
Lo so, la verità è sempre difficile da accettare perché, quando viene approfondita, si mostra per forza di cose intimamente contraddittoria.
Ma bisogna fare uno sforzo per raccontarla nella sua piena complessità.
Evitando i soliti manicheismi, i processi da social network e gli estremismi da stadio.