Nessuna gara

(Milano) – Una studentessa universitaria di diciannove anni si è tolta la vita ieri mattina, impiccandosi con la propria sciarpa, nei bagni di un Ateneo privato. Da un biglietto che gli inquirenti hanno trovato nella sua borsa, pare che fosse molto dispiaciuta per i suoi “fallimenti” universitari. Ha chiesto scusa ai suoi genitori per non essersi presentata ad un esame.

Questa drammatica vicenda mi consente di ribadire un concetto sul quale, a mio avviso, non si insiste mai abbastanza: l’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro.

Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso.

Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi.

Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria “ad ogni costo”.

Lasciamoli liberi di essere se stessi, e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita.

Non preoccupatevi se i vostri figli non sono i primi della classe.

Preoccupatevi se non sono felici.

2.2.2023

Una carezza per quella povera ragazza, un abbraccio ai suoi inconsolabili genitori.

Uno spazio alla volta

Ieri sono tornato in Facoltà per svolgere esami “in presenza” – dopo mille anni e un secolo di dad.

Finalmente ho potuto dialogare con i miei studenti, senza dover fare i conti con problemi di connessione, microfoni bislacchi e tentativi di sabotaggio.

L’esame è tornato ad essere un colloquio pubblico ma riservato, abbiamo recuperato il nostro piccolo spazio di intimità in cui occhi che diventano umidi, volti che arrossiscono, errori o gaffe di ogni genere restano un segreto tra esaminatore e esaminando.

Abbiamo recuperato il nostro piccolo spazio di intimità in cui nessuno può registrare la prova di un altro studente e diffonderne il video in 4k su tutti i social – rendendolo oggetto di imperituri sberleffi, sagaci parodie e mitici meme.

Insomma, siamo finalmente tornati a casa.

Se continuiamo così, con prudenza, nel rispetto della comunità e dei più fragili, davvero andrà tutto bene. Non torneremo più soli come le penne lisce sugli scaffali dei supermercati (vi sblocco un ricordo). Non ci saranno altri concerti da balcone. Non avremo più bisogno di infermieri martiri.

Difendiamo le preziose conquiste di questi giorni e, per il bene di tutti, andiamo avanti con vaccini e green pass.

7.9.2021

L’Istruzione riprende “in presenza”.

Riprendiamoci la nostra vita, uno spazio alla volta.

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