(Milano) – Una studentessa universitaria di diciannove anni si è tolta la vita ieri mattina, impiccandosi con la propria sciarpa, nei bagni di un Ateneo privato. Da un biglietto che gli inquirenti hanno trovato nella sua borsa, pare che fosse molto dispiaciuta per i suoi “fallimenti” universitari. Ha chiesto scusa ai suoi genitori per non essersi presentata ad un esame.
Questa drammatica vicenda mi consente di ribadire un concetto sul quale, a mio avviso, non si insiste mai abbastanza: l’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro.
Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso.
Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi.
Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria “ad ogni costo”.
Lasciamoli liberi di essere se stessi, e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita.
Non preoccupatevi se i vostri figli non sono i primi della classe.
Preoccupatevi se non sono felici.
2.2.2023
Una carezza per quella povera ragazza, un abbraccio ai suoi inconsolabili genitori.