Il futuro che ci appartiene

Abbiamo indossato mascherine sul gomito, sul polso, sul ginocchio, le abbiano appese ad un solo orecchio o allo specchietto retrovisore. Abbiamo cucinato, festeggiato, cantato su balconi e terrazze condominiali.

Abbiamo saccheggiato supermercati traumatizzando per sempre le penne lisce – divenute icona nazionale della solitudine e del disprezzo; ci siamo fatti il bagno nell’amuchina; abbiamo fatto scorte di lievito sufficienti per aprire una panetteria. Abbiamo negato che esistesse, che fosse pericoloso, che fosse letale. Non ce n’è coviddì!

Abbiamo creduto che fosse un’invenzione del Governo italiano corrotto dalla lobby dei toner, che fosse un’invenzione dei Governi mondiali corrotti dalla lobby del 5g, che fosse un’invenzione di Enrico Mentana in astinenza da maratona elettorale.

Abbiamo sperato che fosse “clinicamente scomparso” invece era solo sceso momentaneamente dal palco come Bugo – che succede?

Abbiamo condiviso su facebook l’autocertificazione per evitare le multe, quella per evitare che i nostri figli fossero prelevati da scuola e ricoverati al primo starnuto, quella per scongiurare una vaccinazione coatta.

Abbiamo ballato schiacciati come sardine nelle discoteche estive – per colpa di Conte -; ci siamo ammassati nelle vie dello shopping – per colpa di Conte; abbiamo partecipato alle proteste di piazza e ai comizi per le regionali – per colpa di Conte… “ah no, se Salvini e Giorgia facevano il bagno di folla non posso dire che è stata colpa di Conte?” (semi cit.)

Ci siamo indignati perché la Germania ha comprato milioni di dosi più di noi. Ci siamo indignati perché il vaccino è inutile.


Ci siamo indignati perché ci siamo indignati.

Abbiamo dato la colpa alla vittima – una nostra fondamentale consuetudine, tradizione e certezza, anche in un anno tanto strano e diverso.

Abbiamo salutato Kobe Bryant, Ezio Bosso, Ennio Morricone, Carlos Ruiz Zafón,Luis Sepúlveda, Van Halen, Quino, Gigi Proietti, Diego Armando Maradona e Paolo Rossi.

Adesso, caro 2020, la giostra è finita: faremo tutti il vaccino.

Il virus non scomparirà come per incanto, ma con il passare dei mesi sarà sempre meno presente nella nostra vita.

Ci riprenderemo il mondo.
Un passo alla volta.

Roma 30.12.2020

Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai.

Vittorio, Vittorio…

In alto, la foto di una tavolata di allegri commensali condivisa sul proprio profilo da Vittorio Sgarbi. Nell’immagine possiamo ammirare l’onorevole Sgarbi mentre brinda felicemente alla vita nel ristorante “da Giuseppi”, presumibilmente a Sutri, vantandosi di continuare a cenare, con i suoi tanti amici, “ben oltre la mezzanotte” – perché la legge, come è noto, vale solo per noi comuni mortali.

In basso, un’infermiera in attesa di entrare al Pronto Soccorso dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, stremata dopo un massacrante turno di otto ore in ambulanza.

Credo che poche altre immagini riassumano meglio lo spirito del tempo che stiamo vivendo: da una parte c’è chi gioca, provoca, istiga; dall’altra c’è chi lavora, si dispera, ha paura – e spesso rischia la vita.

Ringraziamo il più noto comico d’arte italiano per averci fornito l’immagine plastica dell’irresponsabilità guascona e ribelle con cui una parte di questo Paese sta affrontando la pandemia – facendosi beffe delle regole e della prudenza altrui.

Lo ringraziano, sentitamente, i medici, gli infermieri gli operatori socio sanitari e tutti i malati d’Italia.

Roma 29.10.2020

Mala Tempora Currunt

Cuccioli di Koala

Tante persone, in queste ore, condividono foto di Koala scampati ai devastanti incendi in Australia, dimostrando grande sensibilità ed empatia per gli animali. La cosa curiosa è che buona parte di queste persone non fa alcuna fatica ad odiare gli esseri umani, quando sono gli esseri umani a scappare da guerre, incendi, dittature e fame. Come dire: il Koala è così tenero… è assurdo vero? Mi fa venire in mente il vegano che, pochi giorni fa, esultava per la morte di un cacciatore.

Chiariamo bene, qui non si tratta di scegliere tra due forme di “pietas”, ma di evitare due odiose forme di fondamentalismo. Non dobbiamo scegliere tra l’amore per l’uomo e quello per il koala. Non ha senso mostrare compassione per uno solo dei due, come se l’altro fosse invece un semplice oggetto, una cosa priva di anima, di cui si può disporre a piacere.

Roma 10.1.2020

Quando provate compassione per l’animale, ricordatevi, per favore, dei cuccioli d’uomo.

La Nostra Insana Passione Per La Privacy

Atteniamoci ai dati di fatto: 1) le serie televisive più seguite degli ultimi anni – House of Cards, Breaking Bad e Dexter – raccontano la storia di un uomo che ha una doppia vita, insistendo sulle peripezie che il protagonista deve affrontare per tenere nascosti i suoi inconfessabili segreti a colleghi, parenti e amici; 2) su Facebook vengono continuamente diffuse bufale più o meno sensate e credibili circa il modo in cui dovremmo difendere i nostri dati personali dalla pervicace invadenza di Zuckerberg e dei suoi numerosissimi partner commerciali; 3) l’anno scorso tutti i siti europei sono stati costretti per legge ad avvisare i naviganti circa la presenza di cookies per la profilazione dei visitatori; 4) la Apple si è recentemente rifiutata di aiutare l’FBI – costringendo il Governo degli Stati Uniti d’America a chiedere aiuto agli hacker per sbloccare l’iPhone di un terrorista; 5) WhatsApp ha ancor più recentemente deciso di tranquillizzare i suoi utenti, informandoli del fatto che i messaggi che vengono scambiati tramite i suoi server sono perfettamente crittografati e che l’azienda non conserva una copia.

Insomma, non ci vuole un genio per capire che la privacy è il vero “tema caldo” di cui tutti parlano con estrema passione e interesse.

In base ad una recente statistica, sembra che nove internauti su dieci siano molto preoccupati per la tutela dei propri dati personali. Il decimo mente.

Tutto questo suggerisce alcune considerazioni di carattere pratico e filosofico.

1. “La mia vita è stata un’odissea”. Beati voi che avete tutte queste preoccupazioni, probabilmente vi sentite come i protagonisti di un film di 007. Avrete mille inconfessabili segreti da custodire e difendere… Per quanto mi riguarda, la bugia più grande che riesco a dire è: “non ho spicci” al venticinquesimo lavavetri che si arrampica sul cofano della macchina per sporcarmi di terra il parabrezza. Poi però mi pento e torno indietro per offrirgli un caffè. La mia vita è così tranquilla e prevedibile che nella vita precedente ero probabilmente me stesso.

2. “Il  mio computer mi spia”. Vorrei ribadire un semplice concetto: a giudicare da quello che si legge su Facebook, viviamo tutti una vita da sogno, fatta di grandi traguardi, citazioni poetiche, giudizi netti, idee chiare e vacanze mozzafiato. A giudicare da quello che si vede in giro, siamo fatti per il 90% di ansia, consumiamo più antidepressivi che pane e non riusciamo a decidere cosa comprare per pranzo senza aver prima consultato i parenti più stretti, l’intera cerchia degli amici, un rabbino e due cartomanti di scuole opposte. Per questo motivo, credo che al posto di chiedere il rispetto della privacy dovremmo promuovere una bella class action e pretendere che Facebook ci paghi i diritti d’autore. Come direbbe un grandissimo intellettuale del XXI secolo: “So’ soldi”.

3. “Benvenuti nel XXI secolo”. Il “rimedio” suggerito dalla legislazione europea sui cookies è una delle cose più stupide e inutili che abbia mai visto. Se ci pensate bene, il senso del famoso disclaimer a tutela della privacy è questo: consenti al sito che stai visitando di fare indagini commerciali sul tuo conto, oppure preferisci che internet regredisca allo stadio 56k? Quel messaggio non ha davvero nessun senso e salta fuori ovunque a sproposito – come Salvini. Se davvero vuoi tutelare la tua privacy, esci dai social, scordati il cellulare, dà fuoco al navigatore satellitare e non usare mai la carta di credito. Vedrai, gli Amish saranno entusiasti di avere un nuovo adepto. Alla fin fine, puoi tenerti anche la tua curatissima barba hipster.

Amish

4. “Telefoni e Mele”. Non è così facile capire “da che parte stanno i buoni”. Tendenzialmente saremmo portati a pensare che la sicurezza è molto più importante della privacy di un terrorista (morto). Ma la verità è che la posta in gioco è più elevata di quanto non potrebbe sembrare. Stiamo parlando di spionaggio industriale ed operazioni militari. Insomma, la chiave di un sistema crittografico altamente raffinato vale milioni di milioni di euro e potrebbe davvero cambiare il destino di intere nazioni. Peraltro, sembra che l’FBI si stia spingendo parecchio oltre il limite: adesso che hanno sbloccato l’Iphone, pretenderebbero anche di avere vite infinite a CandyCrush Saga.

5. “WhatsApp on WhatsApp?” Se l’intento era quello di tranquillizzare i vostri utenti allora avete fallito clamorosamente. Avreste dovuto scrivere qualcosa di comprensibile. Per l’Italiano medio l’espressione “un sistema crittografico end to end” risulta meno digeribile di un libro di Martin Heidegger sul senso originario della parola “senso”. Insomma, quando hanno letto quel messaggio, nove utenti su dieci hanno pensato: “Figo, adesso anche WhatsApp mi prende per il culo”.

Il decimo si è comportato come Samir.

Michele

Il Mio Decalogo.

La sig.ra Marcella S. da Quarto Oggiaro, Milano, mi scrive: “Gent.mo Professore, visto che lei è tanto bravo a criticare tutto quello che facciamo su Facebook, potrebbe dirci anche secondo lei cosa e come dovremmo scrivere?”. Certamente sig.ra S., di seguito, le propongo il mio infallibile decalogo per scrivere un post perfetto.

1) Scrivi frasi brevi e concise. Evita di condividere un post chilometrico, pieno di incidentali, costruito in maniera barocca, con tante di quelle parentesi che si aprono e si chiudono da non consentire ai tuoi lettori di intuire dove intendi andare a parare. A meno che tu non voglia coscientemente disorientare le persone che stanno leggendo, il che, diciamocelo chiaramente, potrebbe anche ritorcersi contro di te, perché se ti dilunghi eccessivamente, continuando a menare il can per l’aia, senza mai arrivare a un punto che sia uno, neanche per il gusto di prendere fiato – o peggio sputare per terra – costringi i tuoi contatti a rileggere molte volte prima che capiscano che, in fondo, non hai nulla da dire e ti spediscano a raccogliere ortiche assieme agli amici con cui scherzava il buon Battiato, in una vecchia canzone di tanti, tanti, anni fa. Soprattutto, evita le ripetizioni: scrivi frasi brevi e concise.

2) Parla di cose specifiche con specifica specificità. Siamo sempre pronti a giudicare ed etichettare tutto: è una mania. Sembra che ogni cosa, fatto, persona, nome, città o animale debba essere necessariamente catalogata e dunque inserita all’interno di un genere preconfezionato Distinguiti dalla massa: parla in maniera specifica di cose specifiche, perché ogni generalizzazione è falsa ed è sicuro indice di ignoranza. Soprattutto, le persone che generalizzano si lavano poco, sono sciocche e anche molto ingenue.

3) Sii gentile. Possibile che dobbiamo utilizzare Facebook come se fosse un orribile “sfogatoio”?   “Se te incontro pe’ strada, te stacco le braccia e te ce pijo a schiaffi”;  “Me te metto in tasca e te meno quanno c’ho tempo”; “Fa conto che er nome tuo all’anagrafe l’hanno segnato a matita”. Vi siete mai domandati quanto siete inutilmente aggressivi in una ipotetica scala che va da zero a Vittorio Sgarbi? Questo “luogo” ci offre la possibilità di entrare in contatto con tante persone, comunicare e condividere i nostri pensieri. Perché dovremmo sprecare una simile opportunità insultando gli altri? Mi rivolgo soprattutto a te fascio-comunista, catto-laico e carnivoro-vegano, sempre pronto a sfidarmi a duello per ogni sciocchezza, spero che ti blocchino l’account e che, mentre sei offline, ti brucino la fattoria di Farmville. Scherzi a parte, deponiamo le armi. E scambiamoci un segno “mi piace” (cit.).

4) Sii modesto. Diciamocelo chiaramente, “chi si loda si sbroda”. Non è bello leggere continuamente post in cui i nostri “amici” ci sbattono in faccia di aver ottenuto una promozione sul lavoro, di aver conseguito un Dottorato a Harvard, o, peggio ancora, la ricevuta della scommessa vinta domenica scorsa. Ci vuole un po’ di decenza, ragazzi. Est modus in rebus. Non sono diventato uno dei blogger più seguiti in Italia pubblicando ogni settimana le statistiche di wordpress.

5) Sii sempre esplicito e diretto. Se devi scrivere qualcosa, per favore, scrivila. Non ha senso sottintendere e minacciare gli altri utenti con linguaggio discutibilmente mafioso. Basta, per favore. Non abbiamo nè il tempo nè la voglia di seguire le tue complicatissime elucubrazioni mentali. Che poi, gira che ti rigira, sono sempre i soliti a pubblicare questo tipo di post. Gente che quando ti incontra per strada ti saluta sorridendo, ma appena volti le spalle sparla di te con il giornalaio. E sappiamo tutti di chi sto parlando.

6) Cura il tuo linguaggio. Non usare slogan pubblicitari o formule gergali di moda. Possibile che tu non abbia un modo personale di esprimerti? Possibile che ti siano entrati in tal modo nel cervello che non riesci più a formulare neanche un piccolo, miserrimo, pensierino per conto tuo? Facebook ti domanda a cosa stai pensando, non quale pubblicità hai visto ieri sera. La nostra lingua è la cosa più intima che abbiamo, è la nostra personalità. E poi boh, chi parla male, pensa e vive male. Per tutto il resto, c’è mastercard. Ma anche no. Applausi.

7) Non diffondere bufale e notizie inventate. Fa attenzione a controllare la veridicità di ciò che scrivi. Due mesi fa il nostro governo ha rischiato un clamoroso incidente nucleare con la Bulgaria perché una ragazza di Vercelli aveva condiviso su Facebook una notizia completamente inventata. Come questa.

8) Condividi pensieri che abbiano un minimo di interesse. Non intasare le bacheche altrui aggiornando continuamente le persone sulla tua – banalissima – vita privata. L’ultima volta che Facebook è stato offline sono caduto nel più profondo sconforto, ho pensato: “magari in questo preciso momento qualcuno dei miei contatti si sta preparando un caffè. Ma io non lo saprò mai”. Scherzi a parte, siamo certi che tu abbia una vita fuori di Facebook, ma forse hai dimenticato la password (cit.). Ora vi saluto, ogni domenica, dopo aver pubblicato il mio post, vado a prendermi un cappuccino al solito bar.

9) “Accade spesso che li omini, procurando di voler apparir istruiti, siano usi citar frasi a di trattati et libercoli che, in veritate, non ebbero mai modo di comperare o leggere. In tal modo,  si mostran tristemente ignoranti et vanesi, facendo una pessima figura sul faccia-librum”. N. Machiavelli. O forse era Petrarca. Ps: controlla le citazioni.

10) Non pretendere mai di insegnare agli altri cosa e come dovrebbero scrivere. Internet è bello perché ciascuno può dire e fare quello che gli pare senza curarsi minimamente di quello che fanno gli altri. Come nel Partito Democratico, ma con meno conflitti.

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