È solo luce

Lui si chiama Hilarry Sedu e svolge la professione di avvocato nel foro di Napoli. Ieri, prima che iniziasse l’udienza, una giudice onorario gli ha chiesto di esibire come da prassi il tesserino da avvocato. Dopo di che, ha domandato davanti a tutti: “ma sei avvocato avvocato?”.

Avendo ricevuto una risposta affermativa ha insistito: ma sei laureato?”.

Sedu, sbigottito e umiliato, ha dovuto rispondere positivamente anche a questa domanda. A quel punto la giudice ha pensato bene di abbandonare l’aula per andare a chiedere lumi ad un magistrato togato.

Questo accade in Italia, nel 2021: in un tribunale la giudice onorario si stupisce nel vedere un avvocato nero e lo umilia pubblicamente, sottoponendolo a domande ed indagini francamente imbarazzanti, insinuando che sia un impostore.

Mala Tempora Currunt.

Esprimo la massima solidarietà all’avvocato Sedu e mi scuso a nome di tutti i giuristi italiani.

Il razzismo è una brutta malattia, fa male sapere che possa infettare anche le persone che hanno il delicatissimo compito di giudicare i cittadini.

Roma 4.2.2021

Il colore è solo luce

Lo sguardo amico

Parigi – Michel Zecler è un cittadino maschio e nero di quarantuno anni di età, di professione fa il produttore musicale. Una sera, mentre sta camminando per strada, viene intercettato da una pattuaglia della polizia che nota qualcosa di gravemente sospetto: questo losco figuro non indossa la mascherina.

Zecler entra allora nel suo studio di registrazione per prenderne una, ma viene raggiunto da tre agenti che, convinti di essere al riparo da occhi indiscreti, iniziano a picchiarlo con grande sadismo ed inaudita violenza – gridando irripetibili frasi razziste.

Richiamati dai rumori, arrivano in soccorso di Zecler alcuni colleghi e musicisti. A quel punto un agente lancia un fumogeno dentro lo studio e la colluttazione si sposta in strada, dove l’uomo continua ad essere ferocemente picchiato dalle forze dell’ordine.

Alla fine i presunti criminali – quelli innocenti, senza la divisa – vengono portati tutti in commissariato: gli agenti mettono a verbale che Zecler li ha aggrediti, provando a sottrarre loro l’arma.

Ma c’è un ma.

Il sistema di telecamere a circuito chiuso dello studio di Zecler ha registrato tutto, compresi gli insulti razzisti. Mentre i vicini hanno filmato quanto accaduto in strada.

La Francia è stata quindi scossa da indignazione popolare e proteste e disordini – proprio mentre si apprestava ad approvare una legge per cui nessuno può diffondere immagini “malevole” di agenti in servizio.

Ecco cosa resta di questa storia – a parte il razzismo e la violenza dei “poliziotti” coinvolti – le benedette, sacrosante e mai abbastanza amate immagini.

Per strada, al parco, nei negozi, veniamo quotidianamente ripresi da centinaia di occhi indiscreti – tra telecamere di sorveglianza e telefonini.

Diminuisce la privacy, aumenta la sicurezza.

Per le persone oneste, con le garanzie di un Paese democratico e civile, il gioco vale senza ombra di dubbio la candela.

La colpa è della madre.

Mi hanno segnalato questo post che condivido con voi dopo aver oscurato il volto e il nome dell’autrice. La gogna non serve a nulla. Ci rende simili a loro. Alla fin fine, accanirsi contro la “signora” che scrive queste schifezze non serve ad altro che a fare il loro gioco, distogliendo l’attenzione dal vero problema.

Il vero problema è che molti italiani sono convinti che ci siano persone disposte a mettere in serio pericolo la propria vita, e quella dei propri bambini, per avere il wi/fi gratis in Italia.

Il vero problema è la storiella (la fake news) dei 35 euro al giorno, la tarantella dei porti chiusi, la retorica abominevole del “prima gli italiani” – buona solo per scatenare la guerra tra i poveri, a tutto vantaggio di sfruttatori e associazioni criminali.

Il vero problema è che siamo circondati da uno sconfinato oceano di egoismo, cattiveria e superificialità. Un fetido clima di odio e di intolleranza fomentato ad arte dai capopopolo della “destra”.

Contro questo genere di messaggi abbiamo una sola arma: diffondiamo cultura e consapevolezza.

Restiamo umani.

Roma 15.11.2020

Mala Tempora Currunt

Lasciate in pace le opere d’arte

Da quando scrivo su questo blog sono politicamente ed esplicitamente schierato. Tendenzialmente, mi ritrovo spesso a sinistra della sinistra, ma questa storia di vandalizzare le statue, ve lo giuro, proprio non riesco a capirla. A cosa serve? Cosa significa?

Trovo che sia un gesto incivile. Di solito sono gli “altri” a lasciare le loro orribili svastiche sui monumenti che ricordano la resistenza. Quando lo fanno, dimostrano di essere incivili, antidemocratici e ignoranti. Quando lo facciamo “noi” dimostriamo di essere esattamente come loro.

Non vi sta bene che Montanelli abbia quel monumento? Ok. Possiamo anche essere d’accordo, il punto non è questo (rileggere sei volte prima di commentare). Se non volete quella statua, allora fate una petizione; protestate con il Comune; attivate i vostri politici di riferimento, chiedete a loro di fare qualcosa.

Si chiama civiltà, rispetto, democrazia.

Imbrattare i beni comuni non può essere in alcun modo considerata una battaglia per i diritti civili – magari fosse così facile.

State semplicemente sporcando la città.

Roma 14.6.2020

La rivoluzione degli ignoranti.

No Justice No Peace

“È successo a brother Rodney King, colpevole del crimine di esser nato nero nella buia capitale dell’impero del denaro. Colpo su colpo, battuto come un polpo, legato, incaprettato e trascinato per lo scalpo”.

Così cantava Frankie Hi Nrg nel 1993, commentando il brutale pestaggio di un tassista afroamericano da parte della polizia di Los Angeles avvenuto nel 1991.

Sono passati tanti anni, l’America si trova nuovamente di fronte questo fantasma. Pochi giorni fa la polizia di Minneapolis ha brutalmente fermato, picchiato e soffocato George Floyd.

L’uomo, incastrato con la testa sotto il ginocchio di un agente, ha chiesto aiuto urlando che non riusciva a respirare, ma questo non è stato sufficiente per salvargli la vita.

L’agente che lo teneva schiacciato al suolo si chiama Derek Chauvin. Sui social network circolano foto che lo ritraggono con il cappellino “make whites great again” – facciamo tornare i bianchi all’età dell’oro – oppure sul palco accanto al Presidente Trump in uno dei suoi comizi. Ma la veridicità di questi scatti resta ancora tutta da provare.

Il dato di fatto è che i quattro agenti sono stati licenziati dopo la diffusione di un video che smentiva clamorosamente la loro ricostruzione dei fatti, mostrandone chiaramente la crudeltà e la violenza.

Il razzismo è un mostro difficile da combattere, getta le sue radici nel profondo inconscio di una società e le intreccia con mille altre frustrazioni: per questo motivo, è fondamentale che le forze dell’ordine agiscano nel rispetto della legge, che restino sempre pulite e al di sopra di ogni sospetto.

Altrimenti non c’è alcun modo di evitare il dilagare della violenza.

Roma 27.5.2020

No Justice No Peace

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