Scandiano (Reggio Emilia) – La dipendete di un’impresa scopre di essere incinta. Non senza timore, decide di comunicarlo al suo datore di lavoro. È legata all’azienda da un contratto a tempo determinato e sa che la sua maternità potrebbe nuocere al rinnovo.
Paolo Ferretti invece le fa i suoi migliori auguri e la assume a tempo indeterminato, riconoscendone le grandi qualità.
“Mi reputo un suo collaboratore prima ancora che il suo titolare” – ha dichiarato alla stampa.
Questo è il Paese che vorremmo.
Un Paese in cui la maternità viene tutelata sul serio, non urlando slogan privi di senso nelle piazze, non ostacolando l’aborto, ma aiutando le donne a non essere licenziate o discriminate quando restano incinte.
(Milano) – Nel video si vede un senzatetto che dorme sul pavimento di un dehors, avvolto in una coperta per ripararsi dal freddo. Il gestore del locale prende un tubo e lo innaffia con acqua gelida. L’uomo si sveglia, si scusa, raccoglie la sua coperta e si allontana.
Questo è lo schifo che siamo diventati, trattiamo altri esseri umani come e spesso peggio dei cani.
“Ero esasperato” – ha dichiarato ai giornali il gestore del locale.
Era esasperato.
Come il signore che pochi giorni fa, a Genova, ha scoccato una freccia e ha ammazzato un uomo di origini peruviane che faceva rumore in strada. Come il professore che ha colpito con un pugno lo studente che scherzava alle sue spalle.
Era esasperato.
Signori miei, se avete l’esaurimento nervoso fatevi curare da uno bravo.
Essere stressati non è una scusa valida per la vostra indecorosa violenza.
La Mia Personale Classifica di Tutti i Santi – 2022.
10) Chi, dopo aver messo nel carrello un intero supermercato, ti fa passare avanti nella fila perché nota che tu, invece, hai comprato solo una lattina di birra e un pacchetto di patatine
9) Quelli che sono ancora in grado di dire “buongiorno”, “per favore”, “grazie” e soprattutto “scusa”; a pari merito con chi si prende la briga di andare a votare, senza cercare inutili scuse per giustificare il suo indecoroso disfattismo;
8) Gli amici di vecchia data che si impegnano per trovare futili pretesti e strampalate occasioni pur di passare del tempo insieme, in barba agli impegni lavorativi e familiari;
7) Quelli che comprano – e leggono – i romanzi – soprattutto “L’oceano in una goccia” 😉; a pari merito con i poveri cretini che nel 2022 (nell’epoca del GF, metaverso e tik tok) scrivono ancora romanzi nella speranza di fare emozionare qualcuno (questa posizione l’ho dedicata anche a me stesso, perdonatemi);
6) Chi ti guarda dritto negli occhi quando brinda, saluta o ti stringe la mano (già premio “grazie di esistere” 2017); a pari merito con chi stringe veramente la mano, invece di porgerti, con malcelato imbarazzo, una medusa morta;
5) Quelli che non chinano mai il capo, ostinandosi a combattere contro sbruffoni, arroganti e prepotenti di qualsiasi ordine, rango e grado;
4) Persone che discutono solo di argomenti e temi dei quali sanno qualcosa (già premio “più unici che rari” 2018); a pari merito con fidanzate/i che preferiscono vivere ed amare serenamente invece di avere ragione (“che la ragione non sempre serve”).
3) Quelli che rispettano piante e animali senza per questo odiare il genere umano; 2) Chi fa volontariato e quindi dona agli altri il suo tempo – a pari merito con chi dona il midollo osseo, o il sangue – a pari merito con chi fa beneficenza (ciascuno mette a disposizione degli altri ciò che può e ciò che ha); 1) Chiunque, nel mondo, si prenda cura di un bambino che non è suo figlio.
Premio 25 aprile Il contrario di fascismo non è comunismo, è Democrazia.
Menzione d’Onore Chi conosce ancora il vero significato della parola “condivisione”.
Ieri notte ho finito di leggere “La mossa del matto” di Alessandro Barbaglia.
Il libro narra le imprese di Bobby Fischer, leggendario e a dir poco stravagante Campione di scacchi americano.
In particolare, racconta la finale del campionato del mondo di scacchi del 1972, quando Fischer, in piena guerra fredda, si giocò il titolo con il Campione del Mondo in carica, il russo Boris Spassky.
Con grande maestria, Barbaglia intreccia questa vicenda storica con l’Iliade – elaborando un azzeccatissimo parallelismo tra Fischer ed Achille, Spassky ed Ulisse.
Inoltre, coglie l’occasione per raccontare la sua difficile e splendida infanzia, segnata dalla prematura scomparsa del padre, psicologo di fama internazionale.
Il tutto con una prosa moderna, lineare, leggera.
“La mossa del matto” si legge rapidamente e con grande piacere, senza alcuno sforzo, ma con tantissima voglia di scoprire come andrà a finire.
È un libro poetico, profondo e colmo di significato che tutti gli appassionati di scacchi dovrebbero leggere.
Quando ho chiuso il romanzo, l’ho portato istintivamente al petto, pensando a quanto Bobby Fischer ci sia, segretamente nascosto, dentro ciascuno di noi.
26.10.2022
Grazie di cuore per averci regalato questo piccolo capolavoro, Alessandro.
[No Spoiler] In poche settimane di programmazione, Dahmer, serie televisiva dedicata ad uno dei più famosi serial killer d’America, ha battuto diversi record, divenendo una delle più viste di sempre su Netflix.
Ho finito di vederla ieri – nel mio classico sabato sera di sballo da giovane ribelle: pizza, divano, netflix – e ho deciso di condividere qui la mia recensione.
Vi dico subito che trovo pretestuosa e inaccettabile ogni polemica sulla sua presunta oscenità: il cinema è a tutti gli effetti un’opera d’arte della quale è del tutto insensato dare un giudizio morale.
Tanto più che Dahmer non rende il protagonista un eroe; adotta spesso e volentieri il punto di vista delle vittime e tiene in grandissima e delicata considerazione i sentimenti dei familiari.
A mio avviso, proprio per l’attenzione dedicata alle vittime e alle loro famiglie, questa serie tv potrebbe addirittura essere considerata come il memoriale che gli Stati Uniti non hanno mai dedicato alle persone uccise dal serial killer.
Detto ciò, si tratta di un prodotto di altissimo livello per la recitazione, per la regia (alcune puntate sono state dirette magistralmente da Jennifer Lynch), per la colonna sonora (alla quale ha collaborato Nick Cave) e soprattutto per la sceneggiatura.
Perché Dahmer non si limita a raccontare la storia di un efferato criminale, ma si allarga a macchia d’olio, lentamente, inesorabilmente, narrando con grande perizia una miriade di aspetti, temi e dettagli, che solitamente vengono messi da parte da produzioni analoghe.
La storia viene narrata assumendo mille diversi punti di vista, offrendo grande rilievo all’ambiente umano nel quale Jeffry Dahmer è cresciuto e nel quale ha successivamente realizzato il suo delirio di sesso e cannibalismo.
Grande risalto viene dato anche a più di un tema politico, in particolare, al razzismo delle forze dell’ordine – con il quale l’America, a distanza di anni, non ha ancora fatto del tutto i conti.
Guardate Dahmer se avete lo stomaco forte, con la consapevolezza che alcune scene vi disturberanno, fatelo perché è un prodotto di altissimo livello che racconta una storia vera in maniera parecchio originale, costringendo lo spettatore a riflettere su temi come l’emarginazione sociale, la cattiveria, la sofferenza e la giustizia (divina e degli uomini).
Dahmer getta un magistrale colpo di sonda nell’abisso di una storia vera, merita il vostro tempo e la vostra attenzione, dalla prima all’ultima scena.