Il ragazzo è seduto nelle prime file, avrà 16, 17 anni… ha ascoltato con grande attenzione tutto ciò che ho detto, prendendo persino appunti. Ho incrociato più volte il suo sguardo, mentre parlavo e mi ha dato più volte l’impressione di trattenersi, di essere sul punto di voler dire qualcosa. Alla fine, si è deciso ad alzare la mano.
“Professore, mi scusi, io sono d’accordo con lei quando dice che, se stiamo vivendo un pessimo periodo, se avvertiamo un malessere, è una buona idea parlarne con uno psicologo, ma alcuni miei amici dicono che i nostri nonni sono cresciuti e sopravvissuti benissimo senza. E che tutte queste storie, alla fine dei conti, non fanno altro che rammollirci”.
“Grazie per essere intervenuto” – ho risposto “Tante persone la pensano come i tuoi amici, ed è esattamente questa forma di ignoranza che dobbiamo combattere.
Se un chirurgo operasse i suoi pazienti seguendo le procedure del XIII secolo, causerebbe la morte di tante persone e sarebbe radiato dall’albo alla velocità della luce.
Nel XXI secolo, operiamo con il laser, sperimentiamo protesi robotiche e nanotecnologie. Perché la salute, come ogni altro campo della scienza, della conoscenza e della tecnica, progredisce, evolve.
Quindi, non ha davvero nessun senso sostenere che i nostri antenati sono sopravvissuti senza parlare mai con uno psicologo: i nostri antenati vivevano meno di noi, i loro corpi soffrivano e si usuravano per malattie che noi, oggi, sconfiggiamo con una semplice pillola.
La psicologia esiste da poco più di un secolo, è vero, ma questo non è di certo un punto a suo sfavore, tutt’altro, ne testimonia l’avanguardia.
Per quanto riguarda invece l’essere rammolliti: se mi fa male un molare vado dal dentista, se temo di essere depresso o di avere una dipendenza, ne parlo con un professionista della salute mentale (psicologo, psicoterapeuta o psichiatra). Non si tratta di essere deboli, ma di avere cura di sé.
Cerchiamo di non dimenticarlo mai.
La fragilità è il nostro superpotere”.
14.3.2024
Nessuno si salva da solo.
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