La de-realizzazione è quella sensazione perturbante che ci assale quando accade qualcosa di inconcepibile.
È la sensazione di vivere in un film, un sogno o un incubo a occhi aperti – come se nella nostra mente ci fosse una vocina che sussurra “tutto questo non può essere vero. Vedrai che ora finisce. Adesso salta fuori qualcuno a mostrarti microfoni e telecamere”.
Non deve essere per forza di cose un evento negativo, deve trattarsi però di un accadimento imprevisto e soprattutto imprevedibile. Qualcosa che non faceva in alcun modo parte del nostro “orizzonte degli eventi”.
Non so come stiate voi, ma da quello che mi scrivono i miei lettori, la de-realizzazione, in questi giorni, sta colpendo molte persone. Quando si si siedono davanti al computer per lavorare; quando sono ordinatamente in fila per fare la spesa; quando vagano – a causa di motivi di urgenza o salute – per le strade deserte della propria città.
Una pandemia mondiale ha improvvisamente chiuso il mondo in casa, calando come una ghigliottina sulla fragile vita di tanti; sulle nostre passioni più profonde – (sport, natura, società); sulle abitudini e sui progetti.
La parte più razionale della nostra mente – e matura, e nevrotica – è comunque attaccata alla realtà. Lo sappiamo benissimo che non è un film, che la nottata è ancora lunga, che gli scienziati, i medici e i politici non sanno ancora bene cosa fare.
Lo sappiamo benissimo, ma.
La de-realizzazione, oggi, è per tante persone un meccanismo di difesa.
In questo momento è normale e sano che ci sia. Lasciamo stare questo pensierino bizzarro esattamente dove si trova. Piano piano, accetteremo la situazione al 100%. Per ora, teniamoci stretto il nostro tenero e infantile senso di irrealtà.
Ci aiuterà a fare i conti col futuro.
Pillole di counseling
Roma 3.4.2020
Grazie per aver dato un nome a questa sensazione che sto provando anch’io e che mi procura disagio
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Sei la benvenuta
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Ecco, non avevo idea di come si chiamasse questa sensazione e non mi piace non avere a portata di mano la parola giusta. Grazie!
Nella mia testa però più che con “Adesso salta fuori qualcuno a mostrarti microfoni e telecamere” si identificava con “Sarà un sogno, tra poco mi sveglio.”
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