Le nostre rubriche sono stracolme di numeri di telefono, indirizzi e.mail e contatti, tuttavia, la società in cui viviamo si presenta come la somma di infinite solitudini. Ad avviso di molti autori, sarebbero stati proprio i social network ad amplificare la distanza tra gli esseri umani, tradendo clamorosamente tutte le promesse.
Detto in altre parole, è come se le persone si sentissero sole e si stupissero perché gli amici che hanno su Facebook non sono veri amici. A ben vedere, si tratta di una lagnanza parecchio strana, per almeno tre ragioni:
1. – Facebook ci consente di fare “richiesta di amicizia” ad altri utenti, ma si tratta solo di stabilire un contatto virtuale. Vogliamo seriamente accusare il social network per averci tratti in inganno? Anche nella vita reale, non possiamo prendere alla lettera tutto quello che ci viene detto. Solo per fare alcuni esempi: 1) “siamo stati in riunione tutta la notte”, significa, in realtà, “la mia nuova segretaria porta la terza di reggiseno, ed ha venti anni meno di te”; 2) “restiamo in contatto”, significa, in realtà, “se solo provi a richiamarmi, ti denuncio per stalking”; 3) “non ti preoccupare, è solo un amico”, significa, in realtà, “se tu dovessi morire domani, il nostro primogenito non avrebbe perso suo padre”.
2. – I veri amici sono sempre stati una merce rara, anche al di fuori di internet. A riprova di questa affermazione sarebbe possibile utilizzare una infinita serie di citazioni dotte. Le prime che mi vengono in mente sono: “amici dovrebbero potersi chiamare solo coloro i quali, sapendo quanti anni gli restano da vivere, se li scambiano vicendevolmente, per equipararli” (Elias Canetti); “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo” (Geremia 17,5-8); “Non ti fidare mai, non sono gli uomini a tradire, ma i loro guai” (Vasco Rossi).
3. – Dobbiamo smettere di pensare che la condivisione sui social network sia una merce a basso costo che acquistiamo quando non possiamo permetterci un amico in carne ed ossa, come se i nostri contatti fossero un mero succedaneo: le uova di lompo che spalmiamo sulla tartina della nostra vita emozionale, sperando che, un giorno, anche noi potremmo permetterci champagne e caviale di ottima qualità. Le relazioni virtuali meritano di essere considerate per quello che sono, non per quello che non possono, strutturalmente, offrire. Facebook non è un circolo ricreativo, non è un bar, non è un luogo e non è nemmeno una marmellata, o un fungo.
Quando avremo finito di descrivere ciò che internet non è, forse, potremo iniziare a capire cosa possiede di innovativo e di originale. Come ha magistralmente spiegato Bergson, un giudizio negativo non è un vero giudizio. Se io scrivessi, ad esempio, che la luna non è il sole, commetterei due errori: il primo consisterebbe nel dire qualcosa di assolutamente scontato, il secondo, nel distogliere l’attenzione da quello che dovrebbe essere l’oggetto della mia indagine – la luna- per ribadire l’importanza di un altro e diverso oggetto. Per dirla con un noto aforisma zen: quando il saggio indica la luna, l’idiota guarda il dito.
per tornare ai nostri discorsi , ecco un chiaro esempio di dicotomia( luna /sole) .
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