La Mimosa di Nietzsche. Un “non-post” per la Festa della Donna.

Cari lettori, questa settimana, avrei voluto pubblicare un breve articolo per celebrare la festa della donna, purtroppo, mentre stavo rileggendo quello che avevo scritto, mi ha telefonato la mia amica Anna.

Prontoanna!
-Ciao Prof! Come stai?
-Tutto bene, grazie, tu?
-Bene, bene. Che stavi facendo?
-Stavo rileggendo il post che ho scritto per domenica.
-Ne hai scritto un altro? Sei fortissimo. Me lo leggi?

-Guarda, è sulla festa della donna. Lo so, non è il massimo dell’originalità… ma ci sta tutto.
-E come si intitola?
Mha. Avevo pensato ad una cosa del tipo “viva l’altra metà del cielo”, oppure…
-“L’altra metà del cielo”? Ma sei matto? No, no, l’altra metà del cielo non va bene.
-Scusa, perché non va bene?
-Ma perché se scrivi “l’altra metà del cielo” tu stai implicitamente supponendo che la metà giusta è quella in cui state voi maschi. Perché noi dovremmo essere l’altra metà? Voi siete l’altra. Mi meraviglio di te, guarda.
-Ah,  scusa, non ci avevo pensato… vabbè, adesso lo cancello, poi magari il titolo lo scegliamo insieme.

Ad ogni modo, il post inizia con una brevissima sintesi della storia di questa festa, che, come saprai, nasce per ricordare il rogo della fabbrica americana di camicie Cotton in cui, l’otto marzo del 1908, persero la vita moltissime operaie.
-Aspetta, aspetta, tu vuoi davvero parlare di questa tragedia?
-Si, pensavo fosse importante.
-Ma per favore!
-Non va bene come incipit?
-No che non va bene. A parte che il rogo è successivo all’istituzione della festa della donna e riguardava un’altra fabbrica, un incipit così suonerebbe comunque vecchio e macabro, un mix tra Landini e la festa di Halloween. Non si può sentire, dai! Se inizi così,  poi come lo concludi l’articolo: #CGIL, #Zombie?

-Mh… vabbè, a me Landini piace… comunque… questa parte la cancello ed inizio direttamente con il mito degli ermafroditi,  hai presente? Si tratta di quella parte del Simposio  in cui Platone afferma che gli esseri umani, inizialmente, avevano due teste, quattro gambe e quattro braccia, poi gli dèi ci hanno separato in due metà e da allora ciascuno cerca la sua parte mancante.
-Nel 2015 ancora stai con Platone? Sei vecchio!
-Vabbè adesso se cito Platone sono vecchio…
-Vecchio, vecchissimo! E poi chi ti dice che siamo divisi in due? L’hai scritto anche tu che tutti vanno con l’amante dell’amante della fidanzata. Magari fossimo divisi in due…

-Non ho capito. Secondo te non esiste l’altra metà?
-Certo che esiste, io ed il mio fidanzato, ad esempio, siamo due metà della stessa mela marcia.
-Dai. Seriamente, secondo te non stiamo tutti cercando l’altra metà?
-Ma no, no che non la cerchiamo. A giudicare da quello che si vede in giro, siamo stati divisi in trentacinque, trentasei parti. Altro che metà.
-Trentacinque o trentasei?
Dipende da come calcoli i millesimi.

-Ho capito. Cancello anche questo paragrafo, così rimane il tema centrale del quale sarai sicuramente contenta: le quote rosa.
-Stai scherzando?  Vuoi davvero parlare delle quote rosa? Ottenere un posto di lavoro in ragione della propria sessualità dovrebbe essere considerato tanto umiliante quanto non ottenere un posto di lavoro in ragione della propria sessualità. Le uniche quote che hanno senso sono quelle a favore dei lavoratori diversamente abili.

-Forse hai ragione. Mi pare di aver scritto anche qualcosa del genere, in passato. Allora, cancelliamo anche questa parte. Ecco. Adesso resta solo l’ultimo paragrafo in cui mi occupo dei movimenti di rivendicazione dei diritti femminili, come, ad esempio, le Femen.
-Le chi?
-Le Fe-men.
-Quelle che vanno in giro con il seno al vento per protestare contro la indebita strumentalizzazione del corpo della donna?
-Esatto.

-Non ti sembra che il loro comportamento sia leggermente superficiale e contraddittorio?
-Guarda, io non le sopporto, però tutti dicono che sono ri-vo-lu-zio-na-rie.
-Se le Femen sono rivoluzionarie, la spiaggia di Riccione ad agosto è un covo di anarco -insurrezionalisti. Si dovrebbero solo vergognare.

-Va bene, Anna, mi hai fatto cancellare tutto. Sei soddisfatta, ora? Adesso è rimasta solo la frase finale.
-E che dice?
-Ma niente, che dice? E’ la parafrasi di un vecchio aforisma di Nietzsche.
-Ho capito, e cosa dice?

Auguri di cuore a tutte le donne. Se non esistessero, la vita sarebbe un errore.

Autore: Guido Saraceni

Professore di Filosofia del Diritto e di Informatica Giuridica, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Teramo - In viaggio.

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