Un soldato tedesco urla al prigioniero: lancialo in aria!
Il prigioniero fa finta di non aver sentito e si affretta a sistemare il bambino sul carro, assieme a tutti gli altri. Allora il soldato si avvicina, gli punta la pistola sotto al mento e ripete: “ti ho detto di lanciarlo in aria, non hai capito? Se non lo fai tu, lo farà il prossimo”.
Così il prigioniero è costretto a lanciare per aria il bambino.
In questo modo i soldati tedeschi passavano il tempo ad Auschwitz: facendo il tiro a segno sui bambini ebrei, mentre i prigionieri pregavano che li uccidessero al primo colpo, per evitare inutili sofferenze.
Questa testimonianza di Alberto Sed – sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz – è un pugno nello stomaco.
Invitate Sed a Ferrara.
Fatelo parlare con gli studenti che, pochi giorni fa, hanno aggredito un compagno, minacciandolo che “da grandi” avrebbero riaperto i forni per metterci dentro tutta la sua famiglia. Fate in modo che quei ragazzi vedano gli occhi di Alberto mentre racconta questo episodio. Non è possibile che restino indifferenti. Non è possibile che non comprendano.
L’unica speranza che abbiamo, per il nostro futuro, è mantenere intatta la memoria del passato.
Teramo A.D. 2019
Restiamo Umani