Cum laude

Mi sono laureato una decina di giorni fa. A quarant’anni e spicci. In un corso di laurea che avrei sempre voluto frequentare ma che non avevo avuto il coraggio di scegliere quando ero ragazzo, traviato da mille preoccupazioni occupazionali, quintali di aspettative familiari e, soprattutto, dal vigliacco logorio dei miei demoni interiori. Primo fra tutti: l’odio puro per la matematica in ogni sua forma, travestimento o derivazione.

A quarant’anni e spicci, molti dei quali passati dietro una cattedra, sono tornato a sedermi “dal lato debole”. Ho sentito di nuovo, sulla mia pelle, l’ansia pre-esame, lo stress da prestazione, la frustrazione per le mille incomprensioni che possono verificarsi (e sempre accadono) con la segreteria, con gli assistenti, con i docenti.

Ho studiato a notte fonda, la mattina presto, tutti i sabati, le domeniche e le festività. Ho studiato (tanto) in autostrada, sulla A24 e sulla A25 – ascoltando le registrazioni delle lezioni (nei due anni di corso in cui potevo ancora viaggiare, poi paradossalmente, è stato tutto più difficile).

La laurea è arrivata con una semplice e.mail: le comunichiamo che la commissione ha approvato la sua tesi con votazione pari a… Quando sarà possibile organizzeremo una cerimonia per la consegna dei diplomi.

Punto.

Zero discussione.
Zero festeggiamenti.

Mi sta bene così, sono anche troppo grande per queste cose. Non ho fatto una festa venti anni fa, figuratevi oggi. La laurea a quei tempi mi sembrava un premio più che sufficiente, sono nato in una famiglia che mi ha permesso di studiare – pensavo – non vedo la necessità di celebrare nulla. Oggi penso che appena avrò ripreso fiato mi iscriverò ad un altro corso di studi.

Una grande uomo una volta mi ha insegnato che la cultura non è qualcosa che acquisti e possiedi per il resto della tua vita, ma perenne curiosità, ricerca, passione.

Per questo motivo, in ragione della mia esperienza pluriennale di studente e di “docente fuori corso”, mi sento di consigliare a tutti i ragazzi che stanno frequentando l’ultimo anno di un istituto superiore – e a tutti i “non-più-giovani” che sentono l’urgenza di imparare ancora qualcosa – di seguire essenzialmente e semplicemente la propria vocazione.

Guardatevi intorno, riflettete sulle strade a disposizione, poi mollate gli ormeggi e salpate verso il futuro.

Non date retta a nessuno.

Ascoltate esclusivamente la vostra voce interiore e lanciatevi alla spietata ricerca del sogno che vi fa battere il cuore.

Non c’è altro ragionamento da fare.

13.4.2021

Si conosce davvero solo ciò che si ama.

Autore: Guido Saraceni

Professore di Filosofia del Diritto e di Informatica Giuridica, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Teramo - In viaggio.

2 pensieri riguardo “Cum laude”

  1. Beh, mio padre per poco (perché dovette poi partire per un lavoro all’estero) non si laureava in lettere a 60 anni e più o meno alla stessa età ha imparato a sciare su indicazioni di un amico che aveva imparato ai tempi del Telemark…
    Quindi c’è sempre tempo he he
    Però, io amo studiare quello che mi interessa, ma è quasi impossibile trovare un corso di laurea che non preveda ANCHE materie che non mi piacciono, per cui non mi iscriverò più ad alcun corso di laurea
    ;-)

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