(Torino) – Un bambino di sei anni finisce in ospedale con l’intestino spappolato – quasi “esploso”, diranno i medici.
“Mi raccomando: quando ti chiedono cosa è accaduto tu digli che sei caduto dalle scale” – gli aveva ripetuto sino allo sfinimento sua madre.
Invece era stato brutalmente picchiato dal compagno della donna, che, dopo avergli legato le mani dietro la schiena, lo aveva preso a calci e pugni per aver bevuto un bicchier d’acqua senza permesso ed aver dato di stomaco nella macchina della nonna.
Ora l’uomo è in carcere.
Oltre al clamoroso pestaggio di pochi giorni fa, è emerso un passato di maltrattamenti nei confronti del bambino e della compagna.
La donna, che sarebbe stata picchiata anche quando era incinta di sette mesi, lo aveva lasciato più di una volta, in passato.
Ma poi era sempre tornata a casa.
Emergono quindi due considerazioni da questa orribile storia. La prima è che alle volte c’è pochissima differenza tra uomini e demoni; quando consideriamo la cattiveria e il sadismo di certe persone, siamo portati a dubitare che nel loro animo conservino ancora qualcosa di umano.
La seconda è che un compagno violento può arrivare ad uccidere un bambino. Al primo schiaffo, scappate dunque a gambe levate. Non è sempre facile – nessuno dice che sia facile – ma oltre alle forze dell’ordine, esistono centri di ascolto e associazioni di volontariato cui chiudere aiuto.
Scappate.
E non tornate mai indietro.
Violenza e amore sono incompatibili.
18.4.2022
Una carezza a quel povero bambino.
Nella speranza che trovi qualcuno che si prenda cura di lui e che sia in grado di amarlo come merita.