Un soldato tedesco urla al prigioniero: lancialo in aria!
Il prigioniero fa finta di non aver sentito e si affretta a sistemare il bambino sul carro, assieme a tutti gli altri. Allora il soldato si avvicina, gli punta la pistola sotto al mento e ripete: “ti ho detto di lanciarlo in aria, non hai capito? Se non lo fai tu, lo farà il prossimo”.
Così il prigioniero è costretto a lanciare per aria il bambino.
In questo modo i soldati tedeschi passavano il tempo ad Auschwitz: facendo il tiro a segno sui bambini ebrei, mentre i prigionieri pregavano che li uccidessero al primo colpo, per evitare inutili sofferenze.
Questa testimonianza di Alberto Sed, come tante altre, è un pugno nello stomaco.
Ieri ci ha lasciati Piero Terracina, mentre Sed è venuto a mancare a novembre di questo stesso anno.
Inesorabilmente, stanno venendo meno gli ultimi sopravvissuti ai campi di sterminio, lasciando a noi la responsabilità, il compito e l’onore di tenere viva la memoria.
Di impedire che torni l’orrore.
Roma A.D. 2019
Ora e sempre: Resistenza