Vicino Foggia sorge una baraccopoli chiamata “la Pista” dove vivono circa 2000 braccianti, la maggior parte dei quali immigrati, la maggior parte dei quali senza permesso di soggiorno. Persone che lavorano fino ad 8 ore nei campi, 6 o 7 giorni su 7, e vengono pagate 30 euro al giorno. Per ogni confezione di pomodori prodotta e venduta, il bracciante irregolare guadagna circa 0,03 euro.
Questa gente vive in condizioni di estrema miseria, non ha alcun diritto né possibilità di riscatto sociale. Si tratta di una forma contemporanea di schiavitù della quale non si parla mai abbastanza.
Più in alto dei caporali ci sono le aziende agricole. Più in alto delle aziende agricole c’è la grande distribuzione che, in base alle regole del mercato moderno, “si mangia” la produzione. Nel senso che il prezzo (al ribasso) lo fa la grande distribuzione, imponendo alle aziende agricole di fare i salti mortali (e di ricorrere al lavoro nero) per sopravvivere.
Più in alto della grande distribuzione ci siamo noi, bravi cittadini, che abbiamo scatenato una mezza rivoluzione quando ci hanno chiesto di pagare pochi centesimi per i sacchetti di frutta e verdura. Noi abbiamo bisogno di avere zucchine, pomodori e ravanelli. A basso costo. Tutto l’anno. Il resto non ci riguarda, e ci mancherebbe altro, abbiamo già troppi problemi…
La verità è che il nostro sistema economico si regge sullo sfruttamento di queste anime dannate, lo sappiamo tutti, ma facciamo semplicemente finta di niente. Lo sanno i partiti di sinistra (buonisti!) che non hanno mai fatto nulla di concreto per combattere lo status quo. Lo sanno i partiti di destra (cattivisti!) che, oltre a non aver mai fatto nulla, si permettono anche di aizzare le masse contro i dannati della terra, accusandoli delle peggiori nefandezze, tra cui la più infamante è certamente quella di togliere il lavoro agli italiani (come se l’Italia fosse piena di braccianti pronti ad andare a raccogliere i pomodori nei campi a 30 euro al giorno).
Ora, a me sembra chiaro che il nostro Paese abbia bisogno di regolarizzare questa forza lavoro, dobbiamo riconoscere il loro valore, aiutarli ad integrarsi e difenderli dallo sfruttamento.
Ha fatto bene la Ministra Bellanova a proporre una regolamentazione “a tempo”, ma ovviamente non basta. Bisogna trovare il coraggio per fare un decisivo e definitivo passo verso la legalità.
Cittadinanza e diritti per i lavoratori, senza se e senza ma.
Roma 20.5.2020
Così facendo, è chiaro, pagheremo la frutta e la verdura il doppio di quanto non ci costi ora. A me sta benissimo.
Almeno non sarà sporca di lacrime e sangue.
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PS: ho scritto questo post dopo aver visto l’ottimo servizio televisivo di Pecoraro andato in onda ieri sera su Italia Uno. In passato non ho lesinato critiche alla trasmissione Le Iene, ad esempio, due anni fa ho denunciato su questo stesso blog la grande montatura del Blue Whale (una vera e propria bolla mediatica costruita ad arte al solo fine di fare audience). Fatto sta che ieri hanno mandato in onda un servizio serio, bilanciato, ben scritto e girato, facendo vera informazione “a livello teenager”. Io sono dell’idea che quando qualcuno fa qualcosa di buono dobbiamo riconoscerlo ed ammetterlo, altrimenti, giudicando a prescindere – e per partito preso – perdiamo di credibilità. Quindi, bravo Pecoraro, avanti così.

Pecoraro è un po’ il mio sentirmi con orgoglio una siciliana. Infatti “certi” servizi assai scomodi sono il pane per la sua integrità come persona tutta d’un pezzo. Il fatto che abbia iniziato in zone difficili siciliane (Piana Degli Albanesi) in una emittente televisiva antimafia “Telejato”, occupandosi di criminalità organizzata, sicuramente lo distingue da molti… anche delle Le Iene.
Questo schifo c’è in tutta Italia purtroppo, e il ministro dell’agricoltura ha i contr… ni per “sanificate” una volta per tutte. Ottimo articolo il tuo, e ottimo servizio Pecoraro.
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