“Nei piccoli paesi le notizie viaggiano alla velocità della noia”.
C. Ruiz Zafon
Viviamo nel Paese degli ammiccamenti dove tutti strizzano l’occhio e dicono “da’ retta a un cretino”, “ascolta uno scemo”, “f i d a t i”. In realtà, nessuno sa niente di niente. L’unico modo per scoprire come stanno davvero le cose è rimboccarsi le maniche e farne esperienza diretta. Per questo motivo, i rapporti interpersonali dovrebbero essere sempre chiari, lineari e diretti. Eppure, la nostra capacità di seguire questa semplice regola è inversamente proporzionale rispetto all’importanza dell’argomento, o della persona con cui ne dovremmo parlare: magari non abbiamo particolari problemi a parlare con il barista del tempo che fa, con gli amici dell’ultimo film che abbiamo visto o con il nostro partner del colore migliore per ridipingere il soffitto. Ma facciamo una fatica immensa a chiedere una promozione al grande capo, a mostrare i nostri sentimenti alla persona di cui siamo innamorati e, più in generale, ad affrontare discorsi di un certo peso con coloro i quali giocano un ruolo importante nella nostra vita. In tutti questi casi, piuttosto che prendere il coraggio a due mani per discutere con i diretti interessati, tendiamo a dare retta a ciò che ci viene raccontato da parenti, amici e colleghi.
Uno. Fidarsi di quanto ci viene riportato equivale a compiere un triplice salto mortale. Prima di tutto perché la persona che ci racconta come stanno davvero le cose potrebbe essere in malafede. Per cui, fidandoci del terzo incomodo noi ci esponiamo al rischio di essere manipolati. Ci esponiamo al rischio di diventare marionette nelle sue mani. “Non invitare ad uscire quella ragazza, è fidanzata”, “Non chiedere un aumento al capo, oggi è di pessimo umore”, “Meglio che questo, a nostro padre, tu non lo dica”. Tendiamo a fidarci. Non lo facciamo perché siamo stupidi. Lo facciamo perché siamo pigri e insicuri. Preferiamo non spendere le energie necessarie per un confronto. Ci sentiamo persino grati nei confronti delle persone che ci consigliano di non discuterne con il diretto interessato. Ci sentiamo sollevati. Eravamo molto preoccupati di dover chiarire le cose, di dover osare, di prendere il toro per le corna. Ma ecco che magicamente il terzo incomodo è venuto in nostro aiuto, impedendoci di proseguire sulla strada che avevamo scelto di percorrere. Impedendoci di fare un grande errore. Perché quella persona, oltre a sapere come stanno davvero le cose, si preoccupa per noi e vuole evitarci di incorrere in una brutta figura… e vissero per sempre felici e contenti.
Due. La persona che riporta l’opinione altrui potrebbe essere in perfetta buona fede, ma potrebbe non aver capito bene. Pensate che sia raro? Viviamo in un Paese in cui dilagano l’analfabetismo funzionale e l’analfabetismo di ritorno. Lì fuori ci sono persone che credono che il succo di limone possa guarire qualsiasi malattia, condividono insulse catene di S. Antonio su Facebook e scambiano i link di Lercio per articoli di giornale. Sono queste le persone di cui volete fidarvi? Davvero pensate che questa gente abbia la capacità di capire le intenzioni di un altro essere umano e di darvi conseguentemente dei consigli? Quando ci fidiamo di quello che ci viene raccontato, ci esponiamo ad un pericolosissimo ESG – equivoco di secondo grado. Funziona così: Marco non capisce qualcosa che gli è stato raccontato da Lisa, così, parlando con Giorgio, riporta in perfetta buona fede un concetto sbagliato (equivoco di primo grado) A quel punto, Giorgio cambierà atteggiamento nei confronti di Lisa, che, non capendo il motivo di questo cambiamento, immaginerà un’altra e diversa ragione (equivoco di secondo grado). Insomma, fidandoci di ciò che ci viene riportato ci troviamo nella stessa situazione in cui si trovano gli esodati: nessuno capisce bene cosa sia successo e nessuno ne ha colpa, l’unica cosa certa è che si tratta di un gran casino.
Tre. La persona che si mette in mezzo potrebbe aver capito benissimo ed essere in perfetta buona fede, ma dire comunque una falsità perché ha ricevuto una informazione originariamente “sbagliata”. Il discorso è questo: le opinioni, le idee e gli stati d’animo che esprimiamo dipendono in larga misura dal soggetto che abbiamo davanti. Se il capo si mostra scontroso con un nostro collega, questo non significa necessariamente che è una brutta giornata per chiedere un aumento, potrebbe più semplicemente voler dire che il capo ha sempre odiato quella persona. Se la tua migliore amica ha sentito dire qualcosa di brutto sul tuo conto da tua cugina, questo non significa necessariamente che tua cugina ti odia. Magari voleva solo vedere se la tua migliore amica ti avrebbe difeso…
In conclusione: 1) Teniamo sempre a mente la legge del Sindaco – splendido personaggio dell’altrettanto splendido film Fa’ la cosa giusta -: “quelli che lo sanno, non ve lo diranno. Quelli che ve lo diranno, non lo sanno”; 2) Ricordiamoci che “la gente sente, vede e parla. Purtroppo però vede male, sente poco e parla troppo” (R. Benigni); 3) Per quanto mi riguarda, non credo mai alle cose che raccontano gli altri. Mi hanno detto che è sempre meglio vedersi per parlarsi a quattr’occhi.