Nessuno le può giudicare.

Pochi giorni fa, una mia amica mi ha raccontato la storia di una sua conoscente che è stata per anni “fidanzata” con un importante uomo politico italiano – noto, tra le altre cose, per essere un vero latin lover. Avendo visto la mia espressione – ed avendo intuito il mio disappunto – ha aggiunto prontamente: “ma non devi giudicarla male, nessuno si può permettere di giudicare la vita degli altri: lei è nata povera e ha sofferto molto per arrivare dove è arrivata. E poi, non ha fatto del male a nessuno, ha pagato in prima persona per potersi permettere la casa, o per pagarsi i vestiti”.  Aveva ragione lei? Cosa c’è di moralmente sbagliato nel fatto che una ragazza decida liberamente di sfruttare la propria bellezza per fare carriera, comprarsi la casa o godersi una vacanza gratis?

Per provare a rispondere, scomponiamo in più punti il discorso che ha fatto la mia amica.

1) Non puoi giudicarla. Vero. Non si giudica la vita degli altri, perché, in fondo in fondo, noi non possiamo sapere nulla della vita degli altri. Non conosciamo direttamente il dolore, la frustrazione, i drammi che hanno vissuto gli altri. Però, amici miei, qui non si tratta di giudicare altri esseri umani – e neanche di giudicarne la vita. Si tratta di giudicare l’azione – o le azioni – che essi hanno compiuto. La differenza è sottile, ma è fondamentale. Io non mi sogno di giudicare il ladro, perché il ladro, per decidere di rubare, avrà probabilmente avuto fame o, comunque, avrà avuto i suoi motivi. In linea di massima, nulla mi assicura che, in date circostanze, anche io non mi possa trasformare in ladro – la famosa occasione di cui parla la saggezza popolare… io giudico invece l’azione che compie chi ruba, posso dire che rubare è sbagliato, dal punto di vista giuridico, morale e religioso, senza per questo sentirmi superiore, senza per questo disprezzare il ladro, senza per questo giurare che io non lo farei mai. Siamo umani, sbagliare, peccare, errare è nella nostra natura. Posso quindi giustificare e perdonare l’uomo, ma questo non significa giustificare il comportamento. Attenzione, la differenza tra giudicare l’uomo e giudicare l’azione è una differenza sottile, ma è davvero fondamentale.

2) Lei è nata povera. Va bene, e allora? Questa frase sembrerebbe avere un senso caritatevole, invece a me suona parecchio cattiva, perché implica che tutti i poveri siano disposti a compiere gesti fuorilegge o moralmente deprecabili. Mi dispiace, la povertà non c’entra nulla in questo discorso. Ci sono moltissime persone povere che possono guardarsi allo specchio la mattina, persone che hanno la schiena dritta e non temono di guardare i figli negli occhi, così come esistono moltissime persone ricche che commettono crimini efferati, si vergognano di se stesse e meriterebbero di marcire per sempre in galera. Essere ricchi o essere poveri non significa automaticamente essere corretti o scorretti. Soprattutto, non può essere una scusante, altrimenti tutte le persone che si spaccano la schiena per uno stipendio di mille euro al mese, oberate dal mutuo e dai debiti, dovrebbero sentirsi legittimate a spacciare droga, a rubare o rapinare, mentre esistono tantissime persone senza la villa in Sardegna, ma colme di rispetto per la legge e per gli altri esseri umani.

3) Ma lei, a differenza dello spacciatore o del rapinatore, non ha fatto male a nessuno, ha pagato con il suo corpo, si è guadagnata ciò che ha pagandolo in prima persona. Qui le cose si fanno più complicate. Da un certo punto di vista, è vero: lo spacciatore vende la morte alle altre persone, il rapinatore usa violenza, il ladro ruba, mentre una ragazza allegra vende se stessa, senza fare del male agli altri. Da un altro e diverso punto di vista, le differenze sono meno nette. Prima di tutto perché “faccio male solo a me stesso” non è una giustificazione. Posso comunque dire che il tuo comportamento è sbagliato, perché io vorrei che tu non ti facessi male. Possibile che non ci sia un’altra strada per vivere dignitosamente? Peraltro, queste ragazze non si limitano a chiedere soldi ai loro potenti amici, la stragrande maggioranza viene pagata con altra e più importante moneta: un posto in televisione, al teatro, al cinema… quando non addirittura nelle istituzioni pubbliche. Se una persona ottiene un lavoro prestando il suo corpo a qualcuno, sta rubando quel lavoro a tutte le persone serie e preparate che meriterebbero quel posto, ma non sono disposte a scendere a compromessi. Ancor di più, se ottiene un posto di lavoro in un ufficio pubblico, ruba i soldi a tutti gli italiani che ne pagheranno stipendio e pensione.

Conclusioni.
Il racconto della mia amica mi ha fatto riflettere sul fatto che questo mondo è ancora schifosamente maschilista – nella misura in cui gli uomini conservano saldamente le redini del potere e molte ragazze possono fare carriera, o trovare un lavoro, barattando le proprie attenzioni in cambio di promesse, o di regali di varia natura. Inoltre, mi ha fatto pensare che le belle ragazze, ai nostri tempi, sono diventate un bene di consumo come un altro. Tutto questo è parecchio deprimente. Non ci sono molte giustificazioni. I maschi sbagliano, perché sfruttano la disperazione, l’ingenuità o la spregiudicatezza altrui. Le ragazze sbagliano per tutti i motivi che abbiamo già esaminato. Speriamo che un giorno la nostra società si evolva e cambi bruscamente direzione. O, per lo meno, che il Ministero si decida ad aumentarmi lo stipendio.

Autore: Guido Saraceni

Professore di Filosofia del Diritto e di Informatica Giuridica, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Teramo - In viaggio.

5 pensieri riguardo “Nessuno le può giudicare.”

  1. L’ha ribloggato su Schegge di parolee ha commentato:
    Di questo articolo trovo molto interessante il discorso sulla differenza tra il giudicare l’azione e il giudicare invece l’essere umano, “differenza sottile ma fondamentale”. Una riflessione a riguardo è assolutamente necessaria!
    Buona lettura!

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  2. Tutto questo vale per le ragazze che hanno la fortuna di potersi giocare la carta della propria “bellezza”. Perché alla fine è ancora questa la cosa che di più conta. Se oltre a nascere povera sei pure bruttina che fai? Potrai avere Intelligenza, cultura, preparazione, competenza, professionalità…Ma son tutte qualità così difficilmente “spendibili” nella nostra società!!

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  3. Caro Professore, non se ne voglia, la sua breve analisi appare concisa quanto molto lapidaria nel giudicare (o far finta di non voler giudicare?) realtà molto ben più profonde che lei sembra non conoscere bene nella vita reale. Ha mai avuto a che fare con la tipologia di individui di cui scrive? È mai sceso nelle tane profonde del degrado? In qualunque analisi lei mi potrà insegnare da dovente che vanno stabiliti prima i relativi parametri, di cui il moralmente giusto ne costituisce solo uno molto parziale, simile a ciò che i greci avrebbero definito “kalos k’agatos”. Questa appare la sua chiave di lettura. Dostoyevsky descrive molto bene invece l’umanità e la santità di molte di queste persone che vivono nel degrado.
    La conclusione poi di un mondo maschilista sembra a uso e consumo di una tanto ormai osannata parità di sessi e di ruoli, che va tanto di moda, ma che nemmeno in natura esiste.
    In conclusione, mi permetta (o non lo faccia se preferisce) di dissentire, con questo mio brevissimo e probabilmente parziale commento, da un suo momento di lucidità e lasci al Padreterno il giudizio, anche celato, sulla moralità delle scelte personali, che costituiscono spesso dei macigni sul cuore di tante persone a cui lei non sembra dare piena possibilità di redenzione.

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    1. Caro Andrea, perdonami ma non vedo per quale motivo io dovrei “far finta” di non voler giudicare. A me hanno insegnato che si può giudicare l’azione senza giudicare la persona che ha compiuto l’azione, vedo che il tuo commento glissa su questo aspetto, evidentemente lo consideri un sofisma, ma dal mio punto di vista si tratta di qualcosa di serio – e di importante. La conclusione non è politicamente corretta, è vera. Non c’è schiavo senza padrone, non c’è sfruttato senza sfruttatore, non c’è prostituta senza cliente. Se qualcuno vende, qualcuno compra. Mi sembra un dato di fatto, più che una concessione alla moda. Ovviamente ti permetto di dissentire, ti ripeto che non giudico in alcun modo “la moralità delle scelte personali” e ti invito a rileggere il paragrafo dedicato alla differenza tra “giudicare l’uomo” e “giudicare l’azione”. Un cordiale saluto e grazie per il commento.

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