I Sette Vizi Capitali. La Lussuria


Introduzione
Un giorno commisi l’imperdonabile errore di chiedere agli studenti del primo anno cosa fosse, secondo loro, la “hýbris”. La maggior parte della classe rimase basita, due pensavano che fosse un canale di mediaset premium (iris) mentre un altro voleva a tutti i costi convincermi che fosse la salsa di cetrioli normalmente utilizzata per condire il kebab – “mi fa una piadina? Con molta hýbris, grazie”. Ovviamente, mi riferivo al termine greco che allude alla colpa di aver superato i limiti connessi alla condizione umana: la cultura greca riteneva che gli esseri umani avrebbero potuto suscitare l’ira delle divinità per un eccesso di superbia, oppure, comportandosi come bestie. Per questo motivo, credo che la lussuria possa essere interpretata come hýbris. Parliamoci chiaramente: tutti i vizi implicano che il vizioso non abbia il senso della misura, ma nel caso di altre condotte – come, ad esempio l’invidia, l’accidia o l’avarizia – il parallelismo con la sregolatezza animale risulta sicuramente meno lampante e corretto.

Lussuria2

1. Pornography.
In linea di massima la lussuria richiede la presenza di (almeno) un complice. Eppure, si può essere tristemente e banalmente lussuriosi anche da soli. Tutto questo è ancor più vero nell’era di internet. Di fatti, la rete ha contribuito moltissimo alla diffusione della pornografia, mettendo sotto gli occhi di tutti l’infinita varietà delle perversioni sessuali. Pensate a ciò che volete – nomi, cose, animali, vegetali o città – sembra che non esista nulla che non possa essere inserito all’interno di un contesto erotico o, peggio ancora, pornografico. Come disse un mio amico che la sapeva lunga: “Se un giorno dovessero sparire tutti i siti pornografici da internet, resterebbe un solo sito con la scritta: “ridateci il porno”. Detto tra noi, credo che tutta questa pornografia non faccia bene agli internauti.
Avete presente la vecchia storiella per cui la pornografia rende ciechi? Si tratta di una di quelle cose che si dicono agli adolescenti per evitare che prendano cattive abitudini. A prima vista, sembrerebbe una sciocchezza a cui tutti abbiamo creduto almeno da piccoli – una favola paragonabile all’uomo nero che porta via i bambini che si comportano male o all’abolizione delle tasse sulla prima casa. La verità è che la pornografia rende davvero ciechi, non in senso medico, ma in senso filosofico. Di fatti, la visione di questo genere di immagini instaura una sorta di cortocircuito nella mente dei viziosi, impedendo loro di riconoscere il valore ed il senso del corpo (proprio ed altrui). Nella pornografia il corpo viene messo a nudo, ma paradossalmente si nasconde, eclissando il proprio significato più vero dietro la brutalità di un gesto inutile, perché meramente ludico e sportivo. Parliamoci chiaramente, quelli della mia generazione non avevano simili problemi. Noi preferivamo di gran lunga il reale al virtuale. Per questo motivo, pochi di noi hanno dovuto mettersi gli occhiali, mentre i giovani di uggi fanno fatiche anche a leggere quella che scrovono sui propri, insulsi, blog.

2. Il Mascalzone latino tra lussuria e parole.
Tempo fa, su internet, girava un post in cui venivano elencati tutti i modi per dire che una donna è una donna di facili costumi. Ne abbiamo a bizzeffe. Se consideriamo anche il vernacoliere, superiamo i 180 appellativi. Al contrario, esistono pochissimi modi di insultare un maschio asserendo che si tratta di un maschio di facili costumi – per lo più, si tratta di antichi e desueti termini dialettali.

Prestate attenzione a questo semplice ragionamento che chiamerò “il loop infinito della passeggiatrice”:
1) un maschio che ama camminare è un passeggiatore, una passeggiatrice è una donna allegra;
2) un uomo pieno di spirito e di vitalità è un uomo allegro,una donna allegra è una donna disponibile;
3) un maschio pronto a farsi in quattro per gli altri è un maschio disponibile, una femmina disponibile è una buona donna;
4) un uomo che fa volontariato è un uomo buono, una buona donna è una donnaccia;
5) un maschiaccio è un uomo antipatico e brutale, una donnaccia è una passeggiatrice.

Il fatto è che per la nostra cultura l’uomo che frequenta molte donne è un eroe, mentre una donna che frequenta molti uomini è una sciagurata. In tal modo, si palesa l’immensa ingenuità del maschio italiano che, da sempre, si illude di essere un seduttore di sante. Se volessimo trovare una differenza tra maschi e femmine, questa non starebbe di certo nella propensione al vizio, ma nel fatto che i primi “si vantano di fare cose che non hanno mai fatto, mentre le seconde hanno avventure che non racconteranno mai”.

3. Ispirazione
Queste brevissime considerazioni sulla lussuria mi sono venute in mente circa un mese fa, mentre stavo studiando il testo di un collega francese. Verso la metà del libro ho trovato un esplicito riferimento alla sregolatezza delle orge che si svolgono nella zona dei Castelli Romani. Sono rimasto parecchio stupito. Pensavo che i Castelli fossero famosi solo per la porchetta, il vino buono e la perniciosa presenza di tifosi laziali. Come prima cosa, ho dunque aggiornato il mio archivio mentale, aggiungendo a quanto menzionato l’hashtag #orge. Subito dopo, ho iniziato a pormi delle domande: cosa spinge i romani a darsi appuntamento in queste ville per lasciarsi andare alla più sfrenata e disinibita perversione? Per quale motivo persone apparentemente normali sentono il bisogno di scendere ad un tale livello di degradazione animale? Cosa scatta nella testa di questa gente?

Ma soprattutto, perché non mi invitano mai?

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