Immagina un altro pianeta, molto simile al nostro, con il suo bel sole, la sua massa, la sua atmosfera e tante altre caratteristiche che lo rendano abitale. Adesso immagina di poter organizzare un viaggio interstellare in modo da far cambiare domicilio a tutte le persone che non vorresti più incontrare qui.
Io l’ho appena fatto e questa è la mia classifica.
- Gli studenti che non studiano: sto parlando di quelle persone che si presentano all’esame avendo letto metà della metà dei riassunti del libro di testo e quando, con le mani nei capelli, faccio l’errore di domandare: “mi scusi, ma lei su quale libro ha studiato?” Rispondono sereni: “su quello rosso”.
- I ritardatari. Stefano Benni ha scritto che la vita di una persona puntuale è un inferno di solitudini immeritate. Certo, anche noi puntuali dobbiamo essere tolleranti e comprensivi. Ad esempio, se una donna ti ha detto che scende tra cinque minuti, che senso ha citofonare ogni mezz’ora? (cit.) Mi seguite? Non tutti, i ritardatari ci arriveranno tra qualche giorno.
- Quelli che buttano sale sulle tue ferite dicendo: te l’avevo detto! È sempre bello notare che le persone sono più contente di prendersi una rivincita e poterti sbattere in faccia che avevano ragione, piuttosto che mostrarsi solidali ed essere sinceramente dispiaciute per quello che ti è successo. Quelli che dicono “te l’avevo detto!” sono come tre cucchiaini di parmigiano su di un piatto di pasta col tonno: inutili e dannosi.
- Gli intellettuali vanagloriosi. La cultura non consiste in ciò che una persona sa, ma in ciò che cerca. Chi si vanta della propria erudizione dimostra di aver letto tanto, ma di aver capito poco. La prima e fondamentale virtù di un uomo di cultura dovrebbe essere l’umiltà. In fondo, pensare di sapere tutto è come immaginare che il mare finisca dove arriva il proprio sguardo. Per questo motivo un antico detto yiddish recita: chi ha imparato abbastanza, non ha imparato niente.
- I parcheggiatori creativi. Non ho mai capito come diavolo fanno, con una Smart, ad occupare, contemporaneamente, due posti, un quarto di passo carrabile e mezzo parcheggio riservato ai disabili. Sono sicuro che da qualche parte, in Italia, abbiano attivato un corso di laurea in guida scorretta e che almeno metà dei miei concittadini si siano laureati con 110 e lode grazie ad una tesi in teoria e tecnica del parcheggio criminale.
- Gli alternativi a tutti i costi. Come i protagonisti dell’ultimo episodio di Viaggi di Nozze, molti passano la vita a chiedersi: “cosa dobbiamo da fare pe’ risultà in un certo modo… pe’ risultà strani?” La risposta è molto semplice: siate voi stessi, toglietevi la maschera, smettetela di recitare. Fare finta di essere “alternativi” dovrebbe essere umiliante almeno quanto voler apparire a tutti i costi “normali”. Credo che Sandro Penna abbia inteso dire questo, quando ha scritto: “Felice chi è diverso, essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso, essendo egli comune”.
- Quelli che, sui social network, si lamentano del caldo l’estate e del freddo l’inverno – per non parlare dei post sulla pioggia… Io non dico che per scrivere qualcosa su Facebook, bisogna essere necessariamente poetici, geniali e rivoluzionari, ma dovrebbe esserci anche un limite alla banalità. Insomma, anche sui social vale la vecchia regola per cui è sempre meglio restare zitti e sembrare stupidi, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio.
- Gli haters, ovvero, quelli che sputano continuamente veleno. Per quanto mi riguarda, il discorso è questo: accetto ogni critica da chi ha un suo progetto, non da chi passa la vita a sognare di mangiare nel mio piatto (cit. novenove).
- Le mie ex ed i loro attuali fidanzati, mariti, amanti. Ci siamo lasciati bene, è vero, ma se sul nuovo pianeta ci fosse posto per voi mi sentirei sicuramente meglio. Il fatto è che la fine di una storia lascia ferite che difficilmente possiamo rimarginare se il nostro vecchio partner continua a passarci davanti. Per questo motivo, anche se non vi porto rancore, preferirei non essere costretto ad incontrarvi. Insomma, è vero che ci siamo detti “amici come prima”, ma quando l’ho detto, io, intendevo “come prima di conoscerci” (cit. La Furia). Scherzi a parte, per una questione di delicatezza, vorrei che la smetteste, se fosse possibile, di frequentare alcuni posti che frequento anche io. Come, ad esempio, il pianeta terra.
- Quelli che giudicano gli altri. Mi viene in mente una battuta pronunciata da Stefano Accorsi in un bel film, tanti anni fa: “non puoi giudicare la vita degli altri perché, in fin dei conti, non puoi sapere niente della vita degli altri”. Per questo motivo, un poeta contemporaneo ha scritto: quando usi l’indice per indicare un’altra persona, ricordati che altre tre dita stanno puntando te stesso. Insomma, è troppo facile criticare gli altri, fare liste di dieci categorie di persone che non vorresti più vedere sul pianeta terra… la rivoluzione parte dalla persona che vedi nello specchio ogni mattina, come ha insegnato Gandhi: devi essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
Professor Saraceni condivido ma tra quexti ci siamo un po’tutti non trova?Ci trasferiamo tutti li’
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