Nel week end una ventiduenne di Brindisi ha accoltellato un coetaneo al torace dopo aver lanciato una bottiglia di birra sul viso di un altro ragazzo. Entrambe le vittime avevano preso le parti di un venditore di rose che la ragazza stava ingiustamente umiliando. Scommetto che non avete letto questa notizia altrove – certo, l’informazione è stata monopolizzata da altri e più gravi eventi. Ma domandatevi per un attimo cosa sarebbe accaduto se fosse stato il venditore di rose ad accoltellare la ragazza. O se fosse stato un maschio a ferire due coetanee in quel modo. Pensate che la notizia sarebbe passata ugualmente inosservata? Anche ora che avete letto, non state forse pensando “non è possibile che una ragazza abbia fatto una cosa del genere, avrà avuto i suoi buoni motivi”? La verità è che “donna” non significa “vittima”, “bullo” non significa “uomo” e “bianco” non significa “buono”. Siamo talmente schiavi dei nostri pregiudizi da non riuscire più a percepire le mille sfumature che rendono questo mondo così affascinante e al tempo stesso così tremendamente complicato.
Il punto è che la linea di confine tra buoni e cattivi è trasversale e squarcia irrimediabilmente tutte le nostre belle etichette preconfezionate. Mi rendo conto che tutto ciò sia poco rassicurante, ma non è mai stato un compito della verità esserlo.
No no. Io penso che una donna possa accoltellare senza troppi problemi.
Paradossalmente però questa dovrebbe essere una notizia piú sensazionale di tante altre.
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