Il Debito

Ieri sera ho deciso di scontare i peccati commessi negli ultimi quindici anni andando a fare un giro in un centro commerciale – di sabato, a Roma, a pochi giorni da Natale. Dopo aver fatto due volte il pieno di benzina sono finalmente riuscito a trovare un parcheggio a soli 15 km e settecento metri dall’entrata. Mentre mi incamminavo verso la redenzione – dribblando ragazzini in skateboard, macchine strombazzanti, famigliole in festa, i Re Magi, Babbo Natale e la Befana – ho ricevuto un messaggio su WhatsApp da un numero sconosciuto. Il messaggio iniziava così: “6 anni fa, lei venne ad Ascoli Piceno per un convegno riguardante la nostra costituzione”. Ho pensato: “Stai a vedere che adesso mi insulta per il Referendum”. Ammetto di essere un pochino prevenuto, ma negli ultimi giorni mi hanno attaccato in molti – non sempre in maniera corretta e civile. Un giornalista ha persino dichiarato che dovrò fare attenzione quando un giorno “scorrerà il sangue nelle strade”, ci sono persone convinte che sia un fake – un blogger che si spaccia per docente -, mentre altre mi accusano di essere l’assassino di Cogne, il mandante della strage di Bologna e il parrucchiere del Ministro Fedeli. Ad ogni modo, siccome sono un uomo coraggioso, ho continuato a leggere: “Così io decisi definitivamente di frequentare la Facoltà di Giurisprudenza e di frequentarla a Teramo, sperando di seguire un corso da lei tenuto. E giovedì proprio lei dal quale tutto era iniziato era in commissione di Laurea ad ascoltare il frutto di 5 anni di studio intenso. Ci tenevo a dirle quello che lei ha rappresentato e che per rispetto da studente non le ho mai raccontato. È stato un piacere per me averla come professore e non posso che augurarle il meglio. Un abbraccio”.
Mi sono fermato di colpo e se devo dirla tutta mi sono anche commosso come un cretino. Sono rimasto piantato a terra come un palo della luce, mentre Babbo Natale mi dava una spallata e mi superava ansimando nella penosa processione verso il Centro Commerciale. Questo messaggio mi ha fatto riflettere sulla immensa responsabilità che abbiamo tutti noi educatori e docenti di ogni genere e grado, perché “in-segnare” vuol dire letteralmente “scrivere dentro” la mente e il cuore di chi ci ascolta. Si tratta di un compito per il quale non mi sentirò mai del tutto adeguato, mai del tutto all’altezza, mai del tutto degno. Cari studenti, io ci provo in tutti i modi a trasmettervi ciò che so e che sono, ma per quanto possa impegnarmi, preparami e lavorare sodo, per quanto possa accuratamente in-segnarvi (a lezione, nei convegni, sui libri e sul blog) sono certo che alla fine dei conti mi ritroverò comunque in debito. 

La verità è che siete tutti nel mio cuore, ogni giorno.

Ps: ovviamente lo studente di Ascoli aveva sbagliato numero.

Autore: Guido Saraceni

Professore di Filosofia del Diritto e di Informatica Giuridica, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Teramo - In viaggio.

3 pensieri riguardo “Il Debito”

  1. Caro Professore
    è sempre un piacere leggere i suoi articoli. Ho 2 figli di 16 e 8 anni e più passa il tempo e più mi demoralizzo, perchè mi rendo conto che insegnanti che hanno la sua passione nell’in-segnare non si trovano molto spesso purtroppo. Mia figlia grande è una brava studentessa e sta percorrendo bene la sua strada. Per quanto riguarda il piccolo invece sono davvero preoccupata. Su quattro insegnanti quella su cui possiamo contare è quella di italiano e matematica. Si è tanto parlato della “Buona Scuola”: non mi sembra ci sia granchè di buona scuola. Non è giusto. Mi scusi lo sfogo.
    Restando in attesa di altri suoi articoli le auguro Buone Feste.

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  2. Verissimo, non ci sentiamo mai del tutto all’altezza, sempre in debito, di cosa bene non sappiamo e a volte perdiamo il sonno pensando che avremmo potuto fare diversamente, meglio e di più. Poi, un messaggio come questo raccontato o come l’ abbraccio e la frase ricevuti oggi dal più ribelle e pestifero dei miei alunni, un braccio di ferro che dura da quasi cinque anni, rischiano di metterti ko per l’emozione e non ti fanno nemmeno sentire il vento gelido che sferza all’uscita di scuola.

    Un bel regalo di Natale. Di quelli che contano.

    Marirò

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  3. Sì, hai ragione. E’ davvero grande la responsabilità di in-segnare e educare, soprattutto in un periodo critico come il nostro!

    Ci penso spesso ai professori che ho avuto, a ciò che mi hanno trasmesso, al sapere che mi hanno donato , e più ci penso, più mi accorgo e mi convinco che diventiamo le persone che siamo anche e soprattutto grazie alla fortuna di aver avuto professori e educatori che hanno saputo cogliere il meglio di noi e scriverci dentro.

    Sono persuasa che non c’è soddisfazione più grande di quella di sentirsi dire – in questo caso, leggere – dal proprio studente certe parole di gratitudine e riconoscenza!

    P.s. ma come ti viene in mente di andare al centro commerciale il sabato sera, a Roma, a pochi giorni da Natale?! E’ da autolesionisti :-)

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