Cosa vuoi che succeda?

Sono le 7.05 di giovedì 12 maggio, sono a Roma, devo andare a Torino per lavoro. Dopo anni di viaggi,  ho elaborato un preciso algoritmo multitasking che mi permette di ottimizzare i tempi alla perfezione: mi faccio la barba sotto la doccia, mentre mi lavo i denti; bevo il caffè annodandomi la cravatta, chiudo la valigia mentre prendo le chiavi di casa, strategicamente appoggiate sul cellulare la sera prima. La cosa importante è non fare confusione con gli step, altrimenti ti ritrovi a bere il caffè sotto la doccia – e non è mai facile. Ad ogni modo, oggi sono in anticipo di quindici minuti sulla tabella di marcia, ma prima di uscire di casa il cellulare mi avverte che qualcuno ha appena commentato un mio post. Per un attimo resto fermo sulla soglia, indeciso se leggere o meno, poi, considerato che sono in netto anticipo, chiudo la  porta e mi metto al computer. “Cosa vuoi che succeda?” – mi dico.

Succede che tra una cosa e l’altra resto una ventina di minuti davanti al computer. Ora non sono più in netto anticipo, sono in perfetto orario. Non sono affatto preoccupato, ma quando imbocco via Tuscolana trovo ad aspettarmi un vero delirio in perfetto stile Indipendence day: ambulanze, camion dei pompieri, macchine della polizia, la statua di Santa Rosalia con annessa processione e una parata di alpini che celebrano la fine della Grande Guerra. Totale: dopo quaranta minuti di traffico ho percorso circa tredici metri e trentasei centimetri. Decido dunque di cambiare il piano iniziale: faccio inversione, lascio la macchina nel primo posto libero che trovo e scendo a prendere la metro alla fermata di Lucio Sestio. A quel punto, mi rendo conto di aver lasciato l’ombrello in macchina. Decido quindi di risalire in superficie per recuperare l’ombrello. Mentre lo faccio, passa ovviamente la metro.

Arrivo alla stazione Termini alle ore 10.04, sul tabellone delle partenze c’è ancora l’indicazione del mio treno che dovrebbe partire alle 10.05. Inizio a correre come un folle, dribblando trolley, scavalcando vecchiette e facendo serpentine che neanche Maradona nella famosa partita contro l’Inghilterra. Quando finalmente arrivo ai binari sono sudato come un maiale che ha fatto due ore di sauna e in evidente debito di ossigeno. Alzo di nuovo gli occhi al tabellone per vedere da quale binario sta per partire il mio treno, ma il mio treno, sul cartellone, non c’è più. Pizzul commenta ironico: “una segnatura di straordinaria e pregevole fattura”.  Per la prima volta in vita mia ho perso il treno. Che sensazione di leggera follia.

Ci sono ancora sei posti liberi sul treno delle undici. 116 euro che non rivedrò mai più.

Tutto questo mi ha suggerito due  importantissime riflessioni che vorrei sottoporre alla vostra attenzione oggi.

La prima è la teoria degli errori crescenti: a giudicare dalla frequenza dei mezzi di soccorso, gli alieni devono aver iniziato ad invadere il nostro pianeta pochi istanti prima che io salissi in macchina, quindi, la colpa di tutto quello che è accaduto è da rintracciare nei venti minuti che ho passato su Internet. Questo conferma un antico insegnamento dantesco ed una più moderna teoria di Anthony Robbins: se avete un piano, non lasciatevi distrarre dalle piccole cose, fate in modo di seguirlo alla perfezione. Immaginate di essere il capitano di una nave che deve salpare per i Caraibi, quando partite dall”Europa notate che c’è un leggerissimo errore nella rotta, “cosa vuoi che sia un grado di errore?” – pensate. Dopo sei mesi di navigazione sarete passati da “potresti chiedere al cameriere di portarmi un altro margarita?” a “guarda, un orso polare sta divorando la nostra merenda”. Insomma, piccole deviazioni di rotta generano valanghe. E le valanghe distruggono tutto.

La seconda è la teoria dei costi irrecuperabili. Se avessi deciso di lasciare in macchina l’ombrello, sarei arrivato in orario al Convegno e avrei dovuto spendere meno di venti euro per comprarne uno nuovo a Torino. Ma dovendo decidere in fretta ho fatto la cosa più semplice e naturale, sono risalito di corsa in superficie sperando che nel frattempo non passasse la metro. Quella dei costi irrecuperabili è una trappola in cui cadiamo tutti almeno una volta nella vita. Molte volte, parlando con i miei studenti, ne ho riconosciuto il meccanismo perverso. Dopo uno o due anni di Giurisprudenza, alcuni di loro si rendono conto di aver sbagliato Facoltà, ma si dicono “come faccio a buttare gli esami che ho fatto sino ad ora dalla finestra? A questo punto, meglio andare fino in fondo.” Quante volte evitiamo di fare la cosa giusta pensando che cambiare percorso significherebbe aver speso inutilmente del tempo? Ci rendiamo conto di aver sbagliato, ma preferiamo insistere piuttosto che accettare di aver preso la strada sbagliata. Devo darti una brutta notizia: nella vita esistono costi irrecuperabili. Accettalo. Se ti trovi incastrato in una di queste situazioni, il mio consiglio è di non pensarci due volte: butta tutto dalla finestra e ri-inizia da capo, accetta di aver perduto qualcuno o qualcosa, perché il futuro potrebbe offrirti migliori opportunità, sbrigati, fallo ora, prima di ritrovarti a Torino con due ore di ritardo, 116 euro in meno e un ombrello vecchio.

Autore: Guido Saraceni

Professore di Filosofia del Diritto e di Informatica Giuridica, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Teramo - In viaggio.

21 pensieri riguardo “Cosa vuoi che succeda?”

  1. Buongiorno Professore, mi sono svegliato con la classica sveglia… E la notifica di una nuova email, la sua! Ho deciso così di leggere subito il suo articolo domenicale, anziché rinviarlo, come sempre, ad un momento futuro. Non posso che essere felice di questa decisione. Approvo totalmente il pensiero espresso e come lei mi sono ritrovato più volte nel corso della mia vita a fronteggiare il tema dei “costi irrecuperabili”. Non posso che sposare in pieno la teoria che termina con “se ti trovi incastrato in una di queste situazioni, butta tutto dalla finestra e ri-inizia da capo”.
    10 e lode Prof. e buona domenica. :)

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    1. Secondo me vale a qualsiasi età. La prova è che questi costi sembrano sempre troppo elevati. Quando avevo diciotto anni un mio amico diceva che sarebbe stato inutile iscriversi in palestra perché alla nostra età il fisico era già “definitivamente formato” – una variante della sua più nota teoria “quello che sei a quindici anni, lo sei per tutta la vita”… adesso ci rido su, ma quando ero giovane mi sembravano – ci sembravano – ragionamenti sensati.

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      1. Se per cuore si intende l’intuizione della quale non si riesce a dare una spiegazione razionale, ma che preme dai ragionamenti profondi che fa la nostra mente senza la supervisione della nostra coscienza, allora sono d’accordo.

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  2. Humor alla Jerome Klapka Jerome. Comunque non ci credo che un uomo – per giunta docente di diritto – sia in grado di fare multitasking. Questo lo dice solo per rendersi interessante. E comunque, che ansia il multitasking, alla fine ti confonde e ti fa prendere le decisioni peggiori (risalire a prendere l’ombrello, perbacco…).

    Tutto questo mio spirito critico da troll semplicemente perché l’articolo mi ha colpito nel vivo. La presa di consapevolezza della teoria due (che in qualche modo è opposta alle teoria uno) credo sia stata una delle piu’ sofferte della mia vita. Sono convinta che qualsiasi situazione debba essere lasciata se non dà i risultati attesi, possibilmente quanto prima, anche se ci si è investito molto.

    Bellissimo articolo, uno dei suoi migliori finora. (E comunque mai, mai, mai, lasciarsi distrarre da quel che accade su internet; bisogna contenere il “narcisismo da lettura e risposta di commento” …)

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  3. Sono contento di non averti commentato ultimamente allora. Cosí non mi sento colpevole.
    Posso garantire però che se mi trovo che sto aspettando la metro ed ho lasciato l’ombrello, cioè un oggetto di base inutile, da qualche parte, al sicuro però, lascio stare l’ombrello ed aspetto la metropolitana che in ogni caso non passerà prima che sia trascorso il tempo che mi avrebbe dato modo di ricuperare l’ombrello e tornare ad aspettare il treno.
    Solitamente risolvo molti problemi bestemmiando. Non fa niente ma ti dà l’impressione di fare qualcosa.

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  4. É proprio così che si creano matrimoni vuoti. E credo che gli Uomini siano le prime vittime/carnefici di questo modello mentale. La sua teoria mi era già nota (non per ragioni personali fiuuu). Non sono figlia della statistica. Guardo più alle leggi del cuore*
    *A quel vecchio ombrello doveva tenerci tanto, in fondo in fondo

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  5. …caro Prof., alla mia veneranda età ho imparato almeno due cose:
    1) se sono in anticipo di 15 minuti … meglio che mi affretti!!! 😉😂😂
    2) quando sento la “vocina” che mi dice “che cosa vuoi che succeda?” faccio gli scongiuri più scostumati e scappo a razzo!!!
    … ma, purtroppo … potrei quasi essere tuo nonno !!! … 😳😬😂😂 … l’esperienza non la vendono nè dal verduriere, nè dal farmacista !!!
    Leggerti è sempre un gran piacere e, credimi, avrei dato non so chè per aver avuto un Prof. come te a Giurisprudenza !!!
    AB2MBll😉😊😊

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  6. Buongiorno Guido!
    Ti seguo da un po’ su Facebook e questo post mi è stato utilissimo!
    Soprattutto la teoria dei costi irrecuperabili!
    Comunque volevo solo dire una cosa: capisco che questa sia la regola “formale”, ma quando ieri mi sono iscritto al tuo blog non mi aspettavo certo ricambiassi!
    Il mio è un blog personale ed inutile, non serve in ogni caso.
    Nessun “ricatto” o “richiesta di scambio”, vai tranquillo, anche se togli la sottoiscrizione non è che smetto di seguirti, è che proprio mi sentirei in imbarazzo se qualcuno seguisse le stronz*te che scrivo! ;)

    A presto!

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  7. Davvero un post interessante. Mi piace molto la logica che sta dietro alla teoria dei costi irrecuperabili. Se mi metto a guardare indietro, mi rendo conto di aver atteso del tempo per recuperare una situazione, ma alla fine non ne è valsa la pena. Lo stesso vale per gli investimenti in perdita, i business che non funzionano, i rapporti umani.
    Mi dispiace per i 116 €!
    A presto!

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